Il Palazzo Reale di Milano inaugura la nuova stagione con una mostra dedicata a Claude Monet. 53 dipinti provenienti dal Musée Marmottan di Parigi, per ripercorrere la vita e la carriera del maestro assoluto dell’Impressionismo
Palazzo Reale inaugura la nuova stagione con il botto. Dopo il fermo obbligato delle istituzioni culturali dovuto all’emergenza sanitaria, e la lenta ripresa dei mesi scorsi, dallo scorso sabato 18 settembre il museo milanese accoglie una nuova e importante mostra dedicata al massimo esponente dell’Impressionismo francese: Claude Monet.
Promossa dal Comune di Milano, la mostra è curata da Marianne Mathieu in collaborazione con Arthemisia e con il Musée Marmottan Monet di Parigi, da cui proviene l’intera raccolta di opere. Saranno ben 53 i dipinti del maestro impressionista che accoglieranno il pubblico fino al 30 gennaio 2022, tra cui spiccano le “Ninfee” (1916-1919), “Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi” (1905), “Sulla spiaggia di Trouville” (1870), “Passeggiata ad Argenteuil” (1875), “Charing Cross” (1899‐1901) e il suo ultimo capolavoro “Le rose” (1925-1926), tutte opere realizzate nella sua abitazione-studio di Giverny.
Si tratta di un prestito eccezionale, oltre che per l’entità delle opere, anche per le difficoltà incontrate nel trasportare quest’ultime da un paese all’altro in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo.

La mostra racconta l’intero percorso artistico di Monet, a partire dalle prime opere che raccontano il nuovo modo di dipingere en plein air, passando per i paesaggi rurali e urbani di Parigi, Londra e Vétheuil, fino alle opere più intime e private, che l’artista stesso considerava una parte fondamentale della sua produzione.
Suddivisa in 7 sezioni, la rassegna introduce alla scoperta delle opere chiave dell’Impressionismo, invitando il fruitore a un’importante riflessione sull’impiego ed il significato della luce e dei mutamenti nell’approccio artistico dell’artista.
“La mostra di Claude Monet ha per oggetto la luce perché lui ha trascorso tutta la sua vita a cercare di rappresentare il paesaggio trasfigurato dalla luce, del mattino, di mezzogiorno, della sera – ha dichiarato Marianne Mathieu, curatrice e direttrice scientifica del Musée Marmottan Monet. L’obiettivo della sua pittura è proprio cercare di rappresentare l’impossibile, l’impalpabile. Si tratta di una ricerca che evolve per tutto l’arco della sua vita e se guardiamo alle sue opere giovanili, come la spiaggia di Trouville esposta per la prima volta a Palazzo Reale, e le raffrontiamo con quella dell’età matura come le Ninfee vediamo quanto sia stata grande la sua evoluzione”.
L’esposizione riunisce, dunque, tutta la ricchezza pittorica di Claude Monet. Si apre con una prima sala allestita con mobili originali del periodo napoleonico, che rendono omaggio a Paul Marmottan – il fondatore del Musée Marmottan Monet – e alla sua passione per gli arredi in stile Impero, e prosegue con alcuni dei suoi più grandi capolavori come “La spiaggia di Trouville”, “Passeggiata ad Argenteuil”, “Ritratto della moglie Camille”.

Una sala è interamente dedicata ai viaggi in Gran Bretagna (“Londra, il Parlamento”, “Riflessi sul Tamigi”, “Il ponte di Charing Cross”), in cui emerge l’impegno dell’artista nel portare a termine la sfida più ardua e complessa in pittura: rappresentare l’intangibile, l’impalpabile, evidenti ad esempio nella rappresentazione della nebbia che copre le architetture inglesi o la luce fioca e mutevole che sfiora la superficie dell’acqua.
Con “Le Ninfee”, l’opera più celebre del maestro impressionista, concentra tutto il suo lavoro su un particolare dettaglio del suo favoloso giardino d’acqua di Giverny, lasciando da parte tutto quello che era stato il suo percorso artistico prima, a favore delle piccoli porzioni di natura. Rimangono solo i riflessi della vegetazione che cresce intorno al bacino fluviale colmo di ninfee, appena abbozzate. In quest’opera Monet mostra un approccio completamente nuovo, inedito, andando oltre all’impressionismo per “cogliere l’attimo fuggente, o almeno la sensazione che lascia”: è questo il fine ultimo della sua pittura.

Le ultime sale conducono il pubblico verso l’ultimo Monet, quello orientato verso una pittura che si fa sempre più astratta ed evocativa, esemplificato in “Ponte giapponese” (1929-1922) e in “Il salice piangente” (1840-1926), fino all’ultimo dipinto rimasto incompiuto, “Le rose” (1926).
Promossa dal Comune di Milano-Cultura, la mostra rientra nel progetto museologico ed espositivo “Musei del mondo a Palazzo Reale” nato con l’intento di far conoscere le collezioni e la storia dei più importanti musei internazionali. Maggiori info sull’evento sul sito ufficiale del Palazzo Reale di Milano.