Quando nel 1965 Leonardo Savioli fu invitato alla mostra “La casa abitata” che Michelucci organizzò a Palazzo Strozzi, una mostra che è passata alla storia del design per lo straordinario gruppo di architetti che vi parteciparono e anticiparono una way of life destinata a cambiare molte cose, fu l’unico a non inserire nella sua proposta dei mobili di serie e addirittura alcun mobile (tranne un divano in muratura) ma la sua cellula abitativa prefabbricata lasciava all’utilizzatore la più completa libertà circa gli arredi sulla cui scelta non si sentiva di dare suggerimenti ultimativi.
Inoltre bisogna riconoscere che la sua architettura creava non pochi problemi all’arredatore, almeno per quello che riguarda le sue ville, suggestive, intriganti ma difficilissime da interpretare e che imponevano una ricerca di oggetti di alto contenuto di design perché altrimenti il confronto con l’architettura ne avrebbe imposto il rifiuto.
Non si conoscono mobili da lui disegnati per la serie ed è per questo che il tavolo disegnato per la sala da pranzo di Moreno Bacci, committente, nel 1964, per la casa di Via Piagentina a Firenze (uno degli edifici più emblematici dell’architettura di Savioli), acquisisce un particolare valore, perché ci dà la cifra di quello che questo grande architetto concepiva come mobile che deve trovare un nesso con il contesto.
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