Nate come esperimenti e improbabili realtà, alcune idee che appartengono alla sfera del digitale hanno grandi potenzialità. La domanda che ci poniamo è lecita: possono alcune righe di codice generare valore artistico ed economico e se sì, può questo valore essere tradotto in un senso di proprietà quando un’opera d’arte digitale o una moneta viene acquisita? Rivoluzionari senza dubbio, i filoni artistici accomunati dall’etichetta di arti elettroniche, andranno a sconvolgere la nostra società nei prossimi anni: dal mondo della finanza all’arte, ci attende una vera e propria riforma concettuale e intellettuale.
Nel settore delle criptovalute, una nuova (ma non troppo) valuta digitale promette bene. Parliamo dell’ETH acronimo di Ether, il nuovo Bitcoin. Le nuove frontiere della capitalizzazione azionaria fanno capire che il futuro non è più così lontano come può sembrare.
Ethereum, la piattaforma che ha fatto nascere l’Ether, sta creando un intero sistema finanziario tra pari, accessibile a tutti nota come DeFi, sistema in cui la condizione unica è avere accessibilità alla rete. DeFi, acronimo di Finanza Decentralizzata, in profondo contrasto con il tradizionale sistema finanziario, è un movimento che sfrutta reti decentrate e protocolli come le risorse digitali, protocolli e dApp, che a loro volta sono profondamente basati su blockchain pubbliche, ovvero database crittografici. Il tema non è ne semplice ne facile da capire, ma vediamo di chiarire alcuni concetti chiave che aiutano a decifrare questi concetti.
DeFi, la nuova frontiera dei servizi finanziari
La DeFi, ovvero finanza decentralizzata, ha come scopo la trasparenza delle transazioni, i cui dati vengono resi disponibili a tutti, e la riduzione dei costi per operazioni e trasferimenti – ma non è solo questo. Si parla sempre più spesso del valore dell’universalità di un sistema finanziario che possa essere accessibile e fruibile a tutti, da qualsiasi location nel mondo, purché collegati alla rete Internet. Universale significa anche compatibile in differenti giurisdizioni comunitarie in grado anche di non subire la pressione inflazionistica a livello mondiale, alla quale spesso sono soggette le valute tradizionali. Inoltre, i servizi DeFi sono come pezzi di lego cioè intercambiabili e combinabili tra loro, non censurabili e sicuri.
Quanto sicuri? Basti pensare che Ethereum non può essere controllato o manipolato a proprio vantaggio e, grazie alla decentralizzazione e trasparenza, la rete è composta non da un computer, ma da migliaia di utenti chiamati miners (coloro che contribuiscono allo sviluppo della piattaforma rendendola sicura e consentono le transazioni) collegati tra loro nel mondo. I miners vengono premiati con la loro partecipazione al progetto attraverso token che vengono rilasciati periodicamente e che hanno compiti di validare le operazioni effettuate sulla rete.
Inoltre, la sicurezza delle transazioni e delle operazioni eseguite da Ethereum aumenta all’aumentare della di diffusione della piattaforma; più questa è grande, più diventa affidabile.
Cos’è l’Ether?
L’Ether, moneta virtuale seconda solo a Bitcoin per la capitalizzazione azionaria digitale, è la criptovaluta Ethereum. Inizialmente ideata per consentire il funzionamento dei contratti intelligenti e applicazioni distribuite nella rete peer-to-peer, l’Ether non è solo una valuta di scambio, ma funge anche da carburante alla rete. La sua validità è garantita dalla blockchain, tema già trattato su Artness in un precedente articolo che altro non è che un elenco di record (noti come blocchi) in continua evoluzione e collegati tra loro e protetti mediante crittografia.
L’Ether, anche se simile al Bitcoin, è stato creato non come alternativa al denaro tradizionale e nemmeno come riserva di valore, ma come principio di funzionamento dei cosiddetti smart contract. Alquanto fuorviante come espressione, gli smart contract hanno campi di applicazione potenzialmente infiniti: transazioni finanziarie, polizze assicurative, gestione di piattaforme di crowdfunding, sistemi bancari e per il credito, proprietà intellettuale, registrazione di domini, e altre tipologie di funzioni if / then gestite mediante sistemi e applicativi informatici.
Cryptopunks, un esperimento vincente
10 mila personaggi virtuali univoci, generati automaticamente da un algoritmo: sono i CryptoPunks, il primo progetto di arte digitale di Ethereum basato sulla tecnologia blockchain. Questo esperimento è noto anche come il primo progetto NFT, acronimo di non-fungible token.
NFT, cosa sono?
Il fenomeno NFT è letteralmente esploso negli ultimi mesi grazie al contributo e ai recenti investimenti di istituzioni finanziarie internazionali autorevoli. Se questa sarà una moda passeggera o se gli NFT sono il futuro degli investimenti nell’arte solo il tempo potrà dirlo. Quel che è sicuro è che in un periodo storico come quello a cavallo tra due anni particolarmente impegnativi da molti punti di vista ovvero 2020 e 2021, gli NFT, i token usati per certificare contenuti e opere d’arte digitali, sono sulla bocca di tutti. Recentemente ha fatto notizia l’opera “Disaster Girl”, come ultima di una considerevole serie di opere digitali NFT vendute finora, come anche il primo tweet del fondatore di Twitter Jack Dorsey, per il quale è stato pagato il corrispettivo di quasi $3 milioni in ETH (Ether).

Tornando ai Cryptopunks, il progetto sulla base del quale è stato sviluppato tutto il movimento della CryptoArt, per la prima volta nella storia alcuni dei personaggi o avatar se vogliamo, verranno battuti all’asta da Christie’s. Un unico lotto contenente nove CryptoPunks creati da Larva Labs, nell’Asta 20 / 21 Century l’11 maggio a New York con stima 7 – 9mil di dollari, iniziativa che segna l’inizio di una nuova era – quella dell’arte digitale che incontra il mondo delle aste tradizionali. Il mondo sta rapidamente cambiando come anche la fruizione dell’arte – sempre più online, remota e digitale. E anche le case d’aste si adeguando, iniziando a proporre insieme all’arte fisica anche quella digitale per rispondere in maniera coerente alla richiesta sempre crescente di nuove modalità di percepire l’arte e di prendere in considerazione aspetti non banali ad essa legati: la razza, il genere, facendo spazio all’amplificazione di voci che sono state storicamente trascurate e sottovalutate, in un intento di rimuovere l’arte dal contesto storicamente assegnato, ovvero la galleria.
Una collezione definitiva e inalterabile di 10 mila immagini di dimensioni 24x24px generati usando combinazioni di caratteristiche distintive ispirate alla scena punk londinese, look non-conformisti e completamente casuali rende ogni Punk unico. Un’immagine composita sul sito di Larva Labs visibile e disponibile per il download gratuito a tutti mostra tutti Punk e tutti i personaggi hanno la propria scheda identificativa che contiene anche informazioni dettagliate sulla passate transazioni avvenute. Una sola persona per volta può possedere un CryptoPunk: la proprietà intellettuale di ogni opera è delineata in un contratto sulla blockchain di Ethereum accessibile al pubblico.
La Monna Lisa punk del digitale e la community dei connoisseurs
Larva Labs rilasciò i CryptoPunk gratuitamente nel 2017 – un prodotto di arte generativa che una volta nato non può più essere modificato, in linea con le caratteristiche blockchain. Quello che difatti è successo è stato mettere in moto una larga community di connoisseurs, collezionisti e appassionati, pronti a spendere cifre incredibili per acquisire diritto intellettuale sui CryptoPunk.
Alcuni anni fa, Dylan Field, CEO di Figma, ha iniziato a dire che possedeva la Monna Lisa digitale, affermazione alquanto improbabile e illogica. L’opera in questione era il CryptoPunk #7804 un’immagine a bassa risoluzione, generata da un algoritmo, di un alieno blu che indossava un cappello e sbuffava su una pipa. Nulla a che vedere con un’opera d’arte vera – o almeno con le opere d’arte tradizionali a cui siamo tutti abituati. Incredibilmente, questa stessa opera ad aprile 2021 è stata venduta a 7,5mil di dollari.
Possiamo concludere solo augurandovi il benvenuto nel futuro!
Dettaglio immagine composita dei 10 mila CryptoPunk ©Larva Labs