Dalla Grecia antica ad oggi, alla moneta sono riservate peculiarità altre rispetto alla mera funzione economica come mezzo di scambio. È anche reperto storico, strumento di comunicazione, simbolo, opera d’arte. Introdotta probabilmente in Lidia tra il VII e il VI secolo, la moneta nasce per semplificare le operazioni di pagamento dei mercenari, ma già dopo poco tempo diventa simbolo dell’esistenza e dell’autonomia della polis, un legame ideologico che è rimasto vivo per lungo tempo.

In argento, elettro, oro e bronzo, le monete iniziarono a circolare ampiamente dal VI secolo a.C.: le tecniche di fabbricazione si perfezionarono, garantendo una maggiore precisione nel peso e incrementando la varietà tipologica.
Nel periodo della Grecia classica le monete erano soprattutto in argento, metallo facilmente reperibile, mentre le monete di elettro (una lega naturale d’oro e argento) restarono limitate a poche località dell’Asia Minore. Le monete in oro iniziarono a circolare intorno all’età di Filippo il Macedone, e il bronzo – già oggetto di scambio tra le popolazioni indigene – venne impiegato per la prima volta alla fine del V secolo in Sicilia e nella Magna Grecia.
Dalla funzione economica alla funzione politica e culturale
Raffinati capolavori dell’arte incisoria antica, le monete erano anche strumenti di comunicazione e propaganda, ovvero mezzi per veicolare all’Impero i messaggi che l’Imperatore voleva trasmettere alla popolazione. Oggi questi oggetti sono importantissimi documenti storici: differenza di ogni altro genere di manufatto, infatti, le monete hanno sempre mantenuto la connotazione di arte ufficiale e quindi il massimo rispetto per la tradizione culturale e religiosa della società.

Oltre a svolgere un rilevante ruolo sul piano politico, economico, culturale e iconografico, le monete erano arricchite anche da diversi significati simbolici: sono un esempio gli oboli posti nella bocca dei defunti perché potessero pagare il passaggio nel traghetto a Caronte, oppure le monete imperiali trovate apposte sui loculi dei primi cristiani nelle catacombe romane, o ancora le monete poste nelle fondamenta di una nuova costruzione per segnarne l’inizio.
In aggiunta, molti artisti e incisori hanno collaborato nell’incisione dei conii: è il caso degli “antichi” Cimone e Eveneto, e dei rinomati Benvenuto Cellini e Leone Leoni.

Il collezionismo di monete
Il collezionismo numismatico è una delle forme di collezionismo più antiche, nato proprio con l’intenzione di rivivere queste tradizioni del passato, tornare indietro nel tempo e nello spazio raccogliendo preziosi documenti della storia dell’Uomo. Si tratta di un fenomeno posteriore alla loro nascita ma comunque risalente all’antichità: i primi a raccogliere diversi esemplari con fine collezionistico furono gli imperatori romani, ed era uso comune – nel periodo tardoantico – incastonare una moneta nel girocollo come pendente.
È solo con l’Umanesimo, e in particolare con Francesco Petrarca, che ha inizio il vero e proprio collezionismo numismatico che conosciamo oggi. Altri grandi collezionisti furono Lionello d’Este, Cosimo de’ Medici, lo stesso Vittorio Emanuele III di Savoia. Collezionare monete a quell’epoca era un modo per studiare l’antica Roma e l’antica Grecia, realtà verso cui in Italia c’è sempre una sorta di venerazione.
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