Giuseppe Veneziano, siciliano classe 1971, architetto, pittore, docente accademico e oggi anche scultore: è l’autore della mostra più discussa di questa estate post-pandemica, “The blue banana”, a Pietrasanta, nel cuore della Versilia. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui, ecco cosa ci ha raccontato!
Concepita appositamente per gli spazi di Piazza Duomo e del Centro Storico di Pietrasanta, nel cuore della Versilia, la mostra “The blue banana” diverte e coinvolge il pubblico in un gioco di scoperte e improvvise rivelazioni tra dodici opere monumentali assolutamente irriverenti. Il progetto espositivo si completa alla FUTURA Gallery che espone le opere su tela di Giuseppe Veneziano nelle sale della Galleria, trasformando lo spazio espositivo in una quadreria contemporanea con alcuni delle opere più iconiche dell’artista siciliano. Il consiglio è goderne almeno fino al 14 settembre 2021!
Il ritmo e lo stile dell’intervista seguono la personalità dirompente di Giuseppe Veneziano, senza pause, un discorso divertente e informale, assolutamente accattivante. La domanda di fondo è una: chi è Giuseppe Veneziano, cosa lo ispira e cosa vuole comunicare…
Artness: Ciao Giuseppe, entriamo subito nel vivo della nostra intervista! Nasci a Mazzarino in provincia di Caltanissetta una sera di cinquanta anni fa, studi architettura ma con il tempo capisci che ti piace di più la pittura e il fumetto. Cosa ti ha spinto a cambiare direzione?
G.V.: In realtà questa inclinazione artistica l’ho sempre avuta. A partire dalle scuole dell’infanzia e poi su fino alle scuole superiori, ero sempre il più bravo dell’istituto a disegnare. Non essendoci l’Istituto d’arte a Riesi mi sono iscritto alla scuola superiore per geometri e poi alla facoltà di Architettura, una scelta “di rimpiazzo”, comunque la strada più vicina a quella che era la mia passione.
Fino ai 30 anni ho portavo avanti alcuni incarichi come illustratore per delle case editrici in Sicilia, finché non ho vinto un concorso per l’insegnamento a Milano. Ero un professore un po’ fuori dagli schemi come potrete immaginare… a scuola Dott. Jekyll, in studio Mr. Hyde!
Artness: Che ami andare controcorrente è evidente anche nella tua ultima mostra “The blue banana”, dove porti il contemporaneo dentro l’arte classica, e viceversa. La Venere di Milo, in marmo, con Charlie Chaplin e il monello che spuntano dietro la veste della dea, ne sono un esempio. A cosa si deve questo tuo dualismo artistico?
G.V.: L’originalità è il fil rouge che accomuna ciascuna delle mie creazioni, con un occhio rivolto sempre alle regole della tradizione classica. In questa mostra, in particolare, mi piaceva mettere a confronto due concetti di bellezza: la bellezza classica, così come che è arrivata a noi – del marmo puro, vivo – e la bellezza del marmo colorato. Concetto che viene da lontano, concepito ai tempi degli antichi Greci. Io non ho fatto altro che riproporlo in chiave moderna.

La scelta di mettere in dialogo diretto il simbolo della classicità, la Venere di Milo, con uno dei personaggi più iconografici del cinema muto, Charlie Chaplin, è un’espressione di questa tematica. D’altra parte, la mitologia greca non è che una sorta di “mitologia del cinema”, non crede? Sono due vite a confronto. In fondo l’arte popolare ha una origine classica. Il “pop è classico”. E l’intera mostra ruota attorno a questo discorso.
Artness: Nelle tue opere quindi trasferisci l’idea creativa personale, ma poi lasci che ognuno ci ricami sopra il proprio racconto. Un concetto lontano dallo snobismo tipico di chi fa arte contemporanea…
G.V.: Io rappresento ciò che ha a che fare con la mia passione, i simboli che utilizzo appartengono al mio mondo espressivo, dal fumetto alla letteratura, fino alla favola. Sono ben lontano dall’essere snob, e così le mie creazioni!

Credo che l’arte non dovrebbe mai essere qualcosa di elitario, riservato all’apprezzamento di pochi, anche se è quello che ci vogliono far credere. Una delle critiche che mi vengono mosse più spesso, infatti, è legata proprio al linguaggio con cui mi esprimo, così “popolare” e facilmente accessibile allo spettatore. Con “The blue banana”, se vogliamo, ho voluto aumentare ancora il coinvolgimento, il dialogo diretto e vivo con le persone che passeggiano per la città.
L’idea della banana blu, e dell’intera esposizione in realtà, nasce nel momento in cui sono venuto a conoscenza del termine geopolitico legato alla banana blu, ovvero di quest’area territoriale fittizia che include le grandi capitali politiche europee, chiamate appunto nel gergo “La banana blu”. Ho voluto così “tracciare” nella geografia del Vecchio Continente una megalopoli, constatando quanto l’area produttiva abbia assunto le sembianze di una banana, riconoscibile nel colore blu della bandiera dell’Unione Europea.
Da lì, ho voluto includere anche un riferimento alla pop art di Andy Warhol e all’iconica copertina dell’album dei Velvet Underground & Nico.

Artness: Negli ultimi anni si sta assistendo ad una sorta di viraggio verso l’astrazione e la filosofia nell’arte contemporanea, sei d’accordo?
G.V.: Nell’arte contemporanea si è arrivati a far prevalere quasi più il concetto che non l’oggetto estetico, negando così quella che è l’essenza stessa dell’arte. Nel momento in cui questo aspetto viene meno, automaticamente l’oggetto estetico scompare e, a quel punto, si entra in un’altra disciplina, un ambito che non mi interessa esplorare. Per quanto mi riguarda, i concetti ai filosofi… l’arte agli artisti.
Artness: Cosa ci dici invece di Maurizio Cattelan, che di questo ne ha fatto la sua cifra stilistica? In più di un’occasione lo hai messo al centro delle tue opere: si tratta di una critica alla sua arte o, più in generale, al modus operandi dell’arte contemporanea?
G.V.: La mia vuol essere tutt’altro che una critica, è il mio modo per celebrarlo. Maurizio Cattelan è colui che ha segnato l’inizio della mia carriera, per una serie di strane e curiose coincidenze.
Feci la mia prima mostra nel 2004 a Le trottoir, un locale di Milano che si affaccia sulla Piazza XXIV Maggio, a pochi passi dal centro della città. Si intitolava “In-Visi” e comprendeva una serie di enormi ritratti di personaggi che in qualche modo erano “invisi” al grande pubblico, come Totò Rina, Silvio Berlusconi, Bin Laden.
Solo qualche settimana prima Piazza XXIV Maggio aveva ospitato un’altra installazione che aveva fatto molto discutere per il suo “cinismo sconvolgente”: in particolare, a creare scandalo furono tre bambini-fantoccio impiccati ad una quercia secolare.

Senza pensarci due volte, decisi di inserire tra i miei “invisi” anche il volto di Maurizio Cattelan, impiccato come i bambini della sua installazione e appesi una copia del quadro nello stesso ramo dove lui collocò l’installazione un mese prima, così da fornire una chiave di lettura dell’opera. Ironia della sorte, quella che sembrava una pazzia si rivelò una mossa vincente: per farla breve, finii sulla copertina della rivista “Flash Art”!

Artness: Qual è l’opera che più ti sta a cuore, quella più rappresentativa della mostra “The blue banana”?
G.V.: Un’opera che ritengo fondamentale di questa mostra è “New renaissance” installata in Piazza Carducci. Ho immaginato questo bellissimo contesto medievale che richiama vagamente Palazzo Vecchio come fosse una seconda Firenze, e ho inserito quello che è il simbolo del Rinascimento per eccellenza, il David di Donatello, in una chiave del tutto nuova, decisamente originale e divertente.
Ho riflettuto sul parallelismo tra peste nera e il periodo che l’ha seguita, il Rinascimento, il più fiorente che l’Italia abbia mai conosciuto. Così ho pensato che dopo questo periodo buio che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo, si possa auspicare ad un nuovo Rinascimento. Quindi ho preso questo simbolo e l’ho catapultato nel nostro tempo, mettendo l’artista al centro della discussione. Il concetto è legato alla rinascita di questa città solo come simbolo di una visione più grande.

Artness: In ogni tua opera il bene e il male sono presentati come due concetti complementari. C’è un’opera in particolare che ha fatto molto parlare suscitando non poche controversie, ci riferiamo a Biancaneve che uccide il nano Brontolo, naturalmente. Ci vuoi spiegare cosa si cela dietro questa scultura?
G.V.: Ero consapevole fin dall’inizio che la statua raffigurante Biancaneve che uccide a colpi di pistola Brontolo avrebbe suscitato delle critiche, ma per una questione di coscienza personale non ho potuto esimermi dal perseguire la mia idea iniziale.
Io sono un artista che racconta la realtà, testimonio fatti di cronaca che ritengo debbano essere raccontati, e “The morder pf grumpy” rappresenta un simbolo di purezza e di bontà in una veste insolita, assassina. Se avessi raccontato soltanto il bene e il bello avrei raccontato una realtà parziale, un solo lato della medaglia. Purtroppo il male fa parte della realtà e sceglierlo di non volerlo raccontare è come voler omettere un qualcosa che esiste e che fa parte del nostro mondo.
“The morder pf grumpy” rappresenta quello che potrebbe essere un episodio di cronaca che ascoltiamo quotidianamente nei telegiornali.

Artness: Per te quindi l’accessibilità e l’ironia sono la chiave di tutto. Sei cosciente di aver portato una ventata assolutamente rivoluzionaria nella piccola cittadina versiliese, vero?
G.V.: Mi piace il fatto che l’arte arrivi alla gente comune e che chiunque ne possa godere liberamente. Ho sempre amato il concetto del mash-up, il voler far dialogare mondi lontani e apparentemente opposti, ma in questa narrazione è confluita anche la storia e la simbologia, la fantasia dei cartoni animati e del fumetto, la politica e l’economia.
Inoltre, l’idea di suscitare un sorriso in questo periodo difficile è per me motivo di soddisfazione, significa che il mio messaggio è arrivato. Sono rimasto stupito nel vedere così tanto entusiasmo negli occhi del pubblico venuto da ogni parte d’Italia per vedere la mia mostra!

A Pietrasanta approdo portando con me questo bagaglio, con la volontà di mettere in relazione l’opera con la città e le persone che vengono a vedere la mostra. I bambini apprezzano.. e non solo loro! Anche Eike Dieter Schmidt, l’attuale direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze, che ho avuto il piacere di incontrare personalmente in queste settimane, ha gradito…
Mostra “The blue banana” di Giuseppe Veneziano
a cura di Andrea B. Del Guercio
Piazza del Duomo, Piazza Carducci – Pietrasanta (LU)
Pontile di Tonfano – Marina di Pietrasanta (LU)
19 giugno – 14 settembre 2021
la mostra è promossa dal Comune di Pietrasanta
Giuseppe Veneziano, courtesy Firenze made in Tuscany Ph. Livio Mallia