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L’opera incompiuta di Michelangelo sarà ultimata a Carrara, da Pablo Damian Cristi, a 500 anni di distanza dalla seconda versione. A Torano la presentazione dell’ambizioso progetto. L’appuntamento è per lunedì 2 agosto alle ore 21, nel salotto culturale della rassegna d’arte contemporanea. 

Il terzo Cristo Portacroce Giustiniani sarà realizzato a Carrara, con marmo bianco di Carrara, dall’artista argentino Pablo Damian Cristi. L’opera incompiuta di Michelangelo Buonarroti nascerà nel terzo millennio a 500 anni esatti dalla seconda versione ultimata dal suo allievo Pietro Urbano, e poi rifinita da Federico Frizzi. La prima celebre versione del Cristo risorto con la croce fu commissionata nel 1514 a Michelangelo da Metello Vari per la chiesa domenicana di S. Maria sopra Minerva a Roma. A causa di una vena nera rivelatasi sul volto del Cristo durante la lavorazione, lo scultore fu però costretto ad abbandonare il marmo per poi donarlo, qualche tempo dopo, allo stesso Vari che lo collocò nel giardino della propria residenza romana. Michelangelo non riuscì mai a soddisfare il suo committente: la famiglia Giustiani. Ci proverà Pablo Damian Cristi a cui gli eredi hanno commissionato la scultura che va così a completare la trilogia di raffigurazioni di Cristo Portacroce.

L’ambizioso progetto sarà presentato lunedì 2 agosto, alle ore 21.00, a Torano nell’ambito dei Salotti Culturali della 23esima edizione della rassegna d’arte contemporanea promossa dal Comitato Pro Torano. La rassegna è patrocinata da Comune di Carrara, Consiglio Regionale della Regione Toscana, Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara e Fondazione Marmo. La direzione artistica è curata da Emma Castè.

Cristo Giustiniani, Courtesy Ufficio stampa Torano Notte e Giorno

La storia. Nel 1514 all’ora trentanovenne Michelangelo, già assoluto ed indiscusso protagonista del Rinascimento Italiano, si impegna con un gruppo di gentiluomini romani, tra cui Metello Vari, a consegnare: ”Una figura di Marmo d’un Christo, grande quanto el naturale, ingnudo, ritto, chor una chroce in braccio, in quell’attitudine che parrà al detto Michelagniolo’”. Un’opera che il Maestro lasciò incompiuta per una vena nera nel Marmo che affiorò a livello del volto durante la lavorazione, “un’incidente” che per Michelangelo fu terribile. Egli scriveva del dicembre 1518: ‘”Io muoio di dolore”. La statua fu poi regalata al committente e nel 1607 venduta al Marchese Vincenzo Giustiniani che la fece rifinire al giovane Gian Lorenzo Bernini.

Si tratta di un caso senza pari in tutta la storia dell’Arte seicentesca: Bernini avrebbe lavorato sullo stesso blocco di Marmo con Michelangelo. Abbandonata la prima versione, Michelangelo cominciò a dedicarsi, a Firenze, ad una seconda statua nel 1518. L’opera fu poi completata in maniera mediocre a Roma nel 1521 dal suo allievo Pietro Urbano, e poi rifinita da Federico Frizzi, nonostante che il Cristo della Minerva fu molto apprezzato a Roma, tanto che fu definito “Miracoloso”. Michelangelo pensò di realizzarne una terza versione per soddisfare il committente e amico Mitello Vari, che si accontentò invece di ricevere in regalo la prima versione che mise nel cortile della sua casa romana “como si fusse de oro”. 2021 l’erede della famiglia Giustiniani commissiona a Pablo Damian Cristi il terzo Cristo Portacroce.

Per maggiori informazioni si rimanda alla pagina Facebook ToranoNotteEGiorno.

In anteprima
Dettaglio volto Cristo Portacroce Giustiniani, Michelangelo Buonarroti
Courtesy Ufficio stampa Torano Notte e Giorno



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