Takashi Murakami è uno tra gli artisti più singolari della scena contemporanea, probabilmente il più caleidoscopico. Nel 2008 il settimanale Time lo ha inserito nella lista delle 100 persone più influenti del pianeta, definendolo il più autorevole rappresentante della cultura e della società giapponese odierna. Considerato da molti l’Andy Warhol d’Oriente, Murakami ha saputo unire l’arte al consumismo contemporaneo e trasformarli in autentiche opere d’arte a sei zeri. Di seguito una lista di 10 cose che forse non sapete sull’artista della Pop art giapponese più famoso al mondo.
1. Murakami ha studiato Nihonga, uno stile di pittura tradizionale giapponese dell’800
Prima di diventare uno degli artisti della Pop art più noti del panorama internazionale, Murakami era un giovane studioso della pittura tradizionale Nihon-ga, uno stile pittorico giapponese della fine del XIX secolo. Dopo la laurea conseguita all’Università delle Arti di Tokyo, Murakami ottiene una borsa di studio al MoMA PS1 di New York, dove rimane affascinato da Jeff Koons e dalle sue opere dal retrogusto “kitsch”. La permanenza newyorkese segnerà un punto di svolta nella sua carriera: è interessante notare come la lontananza dal Giappone lo leghi ancora di più alla sua terra, accentuando particolarmente il suo stile giapponese.
2. L’arte di Takashi Murakami è ispirata ai personaggi anime e ai manga
Nonostante l’estrazione artistica classica, nel corso degli anni Murakami sviluppa un proprio universo stilistico, fatto di minuziosità di dettagli, di colori sgargianti e di personaggi eccentrici. Tra i più celebri si annoverano Mr. DOB e Miss Ko2, ma anche Kiki e Kaikai sono due personaggi molto amati dell’universo Murakami. Nella sua arte sono evidenti i riferimenti all’iconografia dei manga e degli anime, che arricchirà con un tocco psichedelico e nazionalista.
3. L’arte di Murakami è un richiamo alla subcultura giapponese Otaku
L’arte di Murakami attinge sia ai canoni estetici di bidimensionalità dell’arte tradizionale giapponese, sia all’immaginario consumistico e feticista dell’Otaku, la subcultura giapponese diffusasi negli anni Ottanta tra i teenagers maschi, fatta di appassionati in modo ossessivo di fumettistica, manga, anime e tecnologia. La visione dei giovani Otaku è “indiscriminata”, rifiutano la vita sociale e tendono a considerare le donne come oggetti sessuali anziché persone reali. Miss Ko2 (Miss Koko) è un’icona tipica della subcultura Otaku: raffigura una ragazza dai lineamenti classici in uniforme da cameriera, con seno prosperoso, lunghe gambe, tacchi a spillo e slip che si intravedono da sotto al gonnellino. Miss Ko2 è un soggetto fortemente ricorrente nell’opera di Murakami, la prima rappresentazione risale al 1996: una statua in fibra di vetro di 188 cm, raffigurante la sexy cameriera dell’immaginario manga e otaku-fetish. Tra le opere più costose mai vendute a un’asta di Murakami, tre sono proprio raffigurazioni di Miss Ko2.
4. Il suo stile abbraccia l’estetica Kawaii
L’intera arte di Murakami ha aiutato il pubblico occidentale a socializzare con alcuni concetti tipici della cultura giapponese, uno di questi è il Kawaii. Traducibile dal giapponese “carino”, “adorabile”, il Kawaii è molto più di un termine, è uno stile di vita, esemplificato dal celebre personaggio giapponese di Hello Kitty. Tutta l’iconografia di Murakami, fatta di fiori, funghi, pupazzi con faccia sorridente è in pieno spirito Kawaii.
5. Il personaggio più ricorrente nelle sue opere è Mr. DOB
Mr. DOB è una fonte di ispirazione per Murakami, il suo significato va ben oltre la visione estetica. Si dice che Mr. DOB sia l’alter ego di Takashi Murakami. Acronimo di “dobojite, dobojite”, una frase dada ideata dallo stesso Murakami, che in gergo giapponese si traduce “perché?, perché?”, Mr. DOB è una creatura fantastica che si interroga ininterrottamente sulla realtà che lo circonda. Più volte replicato in molte delle sue opere e mostrato con fattezze e numeri diversi, Mr. DOB può avere un aspetto innocente e benevolo, ma anche essere rappresentato come un’entità malvagia e deforme. Il personaggio di Mr. DOB è frutto di idee e di sentimenti maturati dall’artista, che si fondono con la cultura giapponese e la società consumistica corrente. È apparso in numerose vesti nel corso degli anni, in dipinti, sculture e perfino come peluche.
6. La teoria Superflat di Murakami è radicata nella corrente artistica Ukiyo-e
Quando 2001 Murakami conia l’espressione Superflat, contemporaneamente darà inizio a uno dei movimenti più floridi dell’arte postmoderna, che influenzerà le diverse aree della cultura. Basata sull’unione dell’Ukiyo-e – un’importante corrente artistica sviluppatasi in Giappone nel periodo Edo, tra il XVII e il XX secolo – con l’estetica manga, anime e Kawaii, la teoria del “super-piatto” altro non sarebbe che una continuazione dell’immaginario giapponese tipico dell’epoca Edo, per due motivi principalmente. Anzitutto perché nella cultura giapponese, diversamente da quella occidentale, non esiste alcuna distinzione tra arte e arte commerciale; in secondo luogo perché, a differenza della cultura occidentale, quella giapponese non possiede una tradizione di prospettiva lineare. Oltre alle varie forme appiattite presenti nell’arte e nella cultura di massa giapponesi, il vocabolo Superflat indica inoltre la piatta superficialità dell’attuale cultura dei consumi. In ragione di ciò, l’arte Superflat può essere considerata piatta in più di una accezione, dunque, “superpiatta”.
7. Takashi Murakami vanta collaborazioni con cantanti e brand internazionali
L’apprezzamento per Murakami va ben oltre il mondo dell’arte. Nel corso della sua carriera l’artista nipponico è riuscito a travalicare i propri confini, inaugurando importanti collaborazioni con nomi influenti della moda, come Uniquo, Supreme e Louis Vuitton, per citarne alcuni. La prima partnership con il celebre brand parigino risale al 2003, con la reinterpretazione di alcuni degli articoli di pelletteria Vuitton più iconici, sulla base di pattern cromaticamente travolgenti, sulle tonalità del verde, dell’azzurro, del rosa e del viola, rigorosamente su fondo bianco e nero: pezzi unici molto apprezzati da celebrità internazionali come Leonardo Di Caprio, Kim Kardashian, Naomi Campbell, Paris Hilton. Si può dire che Murakami sia stato il pioniere delle collaborazioni tra arte e moda, diventate oggi ordinarie nel settore della moda.
Oltre al sodalizio con il fashion system, il maestro della Pop art giapponese saprà farsi spazio anche nel mondo della musica, stringendo collaborazioni con musicisti di rilievo come Kanye West, per la pubblicazione del video della canzone “Good Morning” del 2008 ad esempio, e Pharrell Williams, per la realizzazione dell’opera “The Simple Thing”, raffigurante Mr. DOB con sette oggetti visibili all’interno della sua bocca, tutti interamente d’oro e incastonati con 26 mila diamanti.
8. L’arte di Murakami ha subito un cambio di rotta dopo il terremoto e lo tsunami in Giappone nel 2011
L’arte di Murakami nel corso degli anni subisce diversi cambi di rotta, le sue opere diventano progressivamente più ambiziose e plurali, introducendo una gamma di media sempre più diversificata. Tuttavia, il cambiamento più considerevole all’interno della sua opera avverrà nel 2011, a seguito del terremoto e dello tsunami che in quell’anno colpiscono Fukushima, facendo 16.000 vittime. Una catastrofe che ha cambiato per sempre il rapporto dei giapponesi con la natura, l’economia e la società contemporanea. Da allora l’arte di Murakami verrà investita di un’aura più spirituale, salvifica. Ne è un esempio “In the Land of the Dead, Stepping on the Tail of a Rainbow”: il dipinto di circa 25 metri dell’artista della Pop art giapponese è una sorta di profonda indagine artistica sul ruolo ricoperto dalla fede, nel mezzo dell’inesorabile transitorietà dei traumi esistenziali. “Dopo questo avvenimento la mia filosofia è radicalmente cambiata. […] Adesso ho il rispetto per come le credenze siano un modo per reagire alle sfide della natura e altrove”.
9. L’arte di Murakami è stata oggetto di dibattito in tutto il mondo
Le opere di Murakami sono oggetto di controversia in tutto il mondo, descritte talvolta come allucinogene e sovversive. “In realtà non assumo droghe, non ne ho esperienza […] ”, là dove “gli occidentali hanno bisogno di droghe per rilasciare la dopamina, ai giapponesi basta giocare solo con i videogames” per raggiungere lo stato estatico.
10. Un’arte accessibile a tutti: i suoi lavori spaziano tra dipinti, stampe, sculture e oggettistica low cost
Le opere d’arte di Murakami incontrano un’altissima richiesta sul mercato internazionale: la sua formula vincente sembra essere quella di un concept che unisce arte e attività commerciale, un ibrido tra prodotto da consumare e arte da collezionare. L’aspetto geniale di Murakami è che chiunque può possedere una sua opera. Grazie al supporto di un gran numero di collaboratori (un team di 300 assistenti che operano nelle gallerie Kaikai Kiki), l’artista è in grado di produrre una vasta gamma di opere di diverse fasce di prezzo: da merce a prezzi accessibili, a stampe e iconografie acquistabili a un prezzo minimo di 1.000 dollari ciascuna, ai capolavori venduti per milioni di dollari. In linea generale, le opere di vecchia data, come sculture e dipinti degli anni ‘90 e dei primi anni 2000 – considerato il periodo d’oro di Murakami -, tendono ad essere vendute a prezzi maggiori rispetto a quelle più recenti.
Takashi Murakami