Villa Barbaro di Maser è uno dei capolavori massimi dell’architettura mondiale, insignita del prestigioso riconoscimento UNESCO. Andrea Palladio la realizzò tra il 1554 e il 1560 insieme a Paolo Caliari detto il Veronese e Alessandro Vittoria, per passare poi nelle mani della famiglia Giacomelli. Parte degli arredi che hanno reso celebre questo gioiello cinquecentesco saranno messi all’asta ad ottobre da Cambi, e il ricavato della vendita destinato al restauro e alla valorizzazione dell’edificio
Raramente la storia è stata generosa a tal punto da lasciarci un edificio del passato così perfetto e integro, incorniciato nel suo paesaggio originale. Villa Barbaro di Maser è uno dei capolavori massimi dell’architettura mondiale, patrimonio dell’Umanità UNESCO. Andrea Palladio realizzò la villa tra il 1554 e il 1560 insieme a Paolo Caliari detto il Veronese e Alessandro Vittoria. La straordinarietà dell’edificio è data anche dalla committenza dell’umanista Daniele Barbaro e suo fratello Marcantonio, ambasciatore della Repubblica di Venezia.
I fratelli vollero la loro villa azienda agricola ma anche come luogo di incontro per gli amici letterati, artisti e studiosi. Il progetto di Palladio fu fortemente influenzato dalla personalità dei committenti, soprattutto da quella di Marcantonio Barbaro, a cui si deve il progetto del Ninfeo.

Nel 1850 la villa passò alla famiglia Giacomelli che la vendette nel 1934 a Giuseppe Volpi di Misurata. Il conte ne fece successivamente dono alla figlia Marina, la quale vi si stabilì e ne intraprese l’opera di restauro. Marina trovò la villa molto diversa da quella che vediamo oggi, appesantita da una decorazione ottocentesca che celava in parte gli affreschi del Veronese. Per questo affidò l’incarico di un radicale restauro e ammodernamento all’amico architetto Tomaso Buzzi.
Con l’apporto del celebre restauratore Ottorino Nonfarmale la crociera affrescata da Veronese ritrovò i colori cinquecenteschi e i proprietari permisero ai visitatori di accedervi. Progettò arredi e tessuti di grande fantasia ispirati ai temi delle volute degli affreschi e inventò nuovi oggetti pensati per ogni ambiente. Per il giardino l’architetto eliminò buona parte degli interventi ottocenteschi ripristinando l’antico ordinamento cinquecentesco e disegnando ad hoc arredi da esterno.

Cene memorabili con ospiti illustri furono allestite sotto gli affreschi del Veronese. Grandiosi i centrotavola in vetro di Murano, in ceramica di Bassano o con pezzi di antiquariato, e gli importanti servizi in porcellana e argento.
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