Si è conclusa senza aggiudicazione l’asta per il monumentale Casinò dell’Aurora di Villa Ludovisi, una delle più belle dimore cinquecentesche di Roma, a metà fra via Veneto e Villa Medici. Secondo quanto dichiarato da “FALLCO Aste, vendite di beni giudiziari”, che ha seguito l’intera procedura, l’edificio era andato all’asta sulla base di una valutazione stratosferica: prezzo base 471 milioni di euro, con un’offerta minima di 353 milioni. Si tratta di “un patrimonio tale da rendere di fatto l’abitazione un polo museale”.
Oltre ad essere l’unica struttura superstite di Villa Ludovisi, il Casino dell’Aurora è anche custode di un gioiello inestimabile: al suo interno, infatti, contiene l’unica pittura murale mai dipinta da Caravaggio, il “Camerino di Giove Nettuno e Plutone o Gabinetto alchemico”.
Il motivo dell’aspra vicenda risiederebbe nel mancato accordo tra gli arredi del principe don Nicolò Boncompagni Ludovisi, venuto a mancare nel 2018. Nel 2010, il principe Ludovisi e la principessa Rita Jenrette Boncompagni Ludovisi, sua (terza) moglie, per ottemperare alle ingenti spese di mantenimento della villa, decisero di aprire la proprietà al pubblico per finanziare la continua manutenzione, rendendo così visibile a tutti la sua straordinaria bellezza.

Oltre al soffitto affrescato da Caravaggio, la dimora – di circa 2800 mq di superficie – annovera cinque sale realizzate nientedimeno che dal Guercino, sculture, ampi giardini e un andirivieni di visitatori illustri che nel corso dei decenni hanno presenziato alla villa, come lo scrittore stanunitense Henry James e il compositore russo Pyotr Ilyich Tchaikovsky. Tra i possibili acquirenti che hanno manifestato il loro interesse a rilevare il Casinò dell’Aurora, tuttavia non andato a buon fine, il co-fondatore di Microsoft Bill Gates e un emiro del Qatar.

Per poter fruire delle beltà del dipinto murale del Merisi, occorre salire una rampa di scale a chiocciola, che portano direttamente alla “sala della distilleria” – utilizzata in passato come laboratorio di alchimia. Una volta giunti in cima, si apre alla vista un grande murales largo 2,75 metri e erroneamente chiamato “affresco”, in quanto si tratta di una pittura su muro, ma è l’unica opera di questo genere conosciuta mai realizzata da Caravaggio. Secondo lo storico dell’arte Claudio Strinati: “È un’immagine rara da un lato, e dall’altro di grande valore, perché è di un artista eccezionale. La scelta della tecnica dell’olio su muro deriva probabilmente dal fatto che Caravaggio non sapeva dipingere tecnicamente gli affreschi”.
La Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma ha richiesto, tra l’altro, il restauro dei beni architettonici ed artistici; lavori che resteranno interamente a carico del futuro compratore, la spesa – valutata in circa 11 milioni di euro – è stata detratta dal valore d’asta.
L’ipotesi che la dimora possa finire in mani straniere non è remota, ed ha già scatenato proteste da parte del mondo della cultura italiana che ha sollecitato lo Stato italiano ad intervenire, esercitando il diritto di prelazione. Ed è proprio facendo forza su questa ‘clausola’ che già da diversi mesi è stata lanciata una petizione su Change.org rivolta al ministro della Cultura Dario Franceschini, per far sì che lo Stato italiano eserciti tale diritto in tempo utile e blocchi la vendita a privati di questo patrimonio culturale.
Dopo la vendita di quella che è già stata definita da qualcuno l’asta del secolo, Franceschini avrà 60 giorni di tempo per palesare l’intenzione ad acquistare la struttura allo stesso prezzo dell’offerta.