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Un viaggio alla scoperta dei borghi e delle preziosità nascoste della Toscana, tra storia, arte e artigianato: l’Oltrarno fiorentino

Oltrarno, Diladdarno o “l’altra Firenze”. Comunque la si chiami, la zona che si sviluppa sulla sponda sinistra del fiume Arno rappresenta senza dubbio il volto della città più autentico, genuino e popolare, quello dove vale la pena vagare senza una meta precisa, lasciandosi attrarre dalla curiosità di affacciarsi nelle botteghe artigiane che si susseguono variegate e numerose, respirando la fiorentinità più pura e spontanea.

La Firenze d’Oltrarno, il quartiere del popolo e degli antichi mestieri, è caratterizzata da un agglomerato di “Borghi” – dal latino “burgus”, a sua volta influenzato dal germanico “burg” – e con i quali si intendevano le zone sviluppatesi appena fuori dall’allora cerchia muraria cittadina. Ed è proprio nelle borgate di Santo Spirito, San Frediano e San Jacopo che si snoda un dedalo di viuzze dove ogni giorno gli artigiani si mettono al lavoro con la manualità raffinata, ricercata e meticolosa che segue le antiche tecniche di lavorazione e che ha portato l’artigianato fiorentino a contraddistinguersi in tutto il mondo.

Una delle viuzze dei Borghi d’Oltrarno a Firenze. Ph Francesca Manfredini

Numerosi e ricchi di fascino sono dunque i laboratori di oreficeria, dove vengono lavorate le pietre preziose e dove si disegnano e creano gioielli di rara bellezza o ancora dove si pratica l’arte dello sbalzo e del cesello dell’argento.

Ci sono poi strade iconiche perché da sempre note per l’antiquariato, come Via Maggio, o i luoghi dove si pratica l’antica tecnica dell’incisione, della lavorazione dei metalli o la doratura di mobili e cornici, come nella celebre Piazza Santo Spirito, sulla quale si affaccia l’omonima Basilica, di impronta brunelleschiana.

Piccolo gioiellino incastonato tra il Lungarno e la vivacissima piazza alberata, sorto nel XIII Secolo come una delle prime fondazioni dei monaci agostiniani, la Basilica si distingue per la sua semplicità equilibrata e proporzionata e per il profilo inconfondibile ed originalissimo disegnato dalle due volute laterali. Percorrendo una delle numerose viuzze che caratterizzano il quartiere, esattamente a 500 metri di distanza da questa prima tappa, sorge un altro caposaldo di spicco e riferimento nel panorama artistico ed architettonico dell’Oltrarno, la Chiesa di Santa Maria del Carmine.

La facciata della Basilica di Santo Spirito. Ph Francesca Manfredini

Se il fronte di Santo Spirito si nasconde tra le fronde degli alberi della piazza, la grezza ed incompiuta facciata del “Carmine”, come la chiamano i Fiorentini di quartiere, si staglia invece con tutta la sua imponenza e domina lo spazio vuoto ad essa prospiciente.

La grande Basilica, eretta a partire dal 1268 come parte di un convento carmelitano, ancora oggi esistente, è nota soprattutto per la Cappella Brancacci, interamente decorata dallo splendido ciclo di affreschi realizzato nel Quattrocento da Masaccio e Masolino e considerato una delle più alte espressioni di pittura Rinascimentale.

La tentazione di Adamo ed Eva, la Cacciata dal Paradiso Terrestre ed il Tributo sono tra le scene più note di un luogo che, a dispetto della sua grandezza contenuta, lo stesso Vasari definì “la scuola del mondo”, per l’importanza che rivestì in seno alle ricerche sulla plasticità, la luce, il colore e la prospettiva e che lo stesso Michelangelo visitò e studiò.

Usciti dalla Chiesa, imboccando la direzione che ci suggerisce l’ideale punto focale rappresentato dal Ponte Vecchio, la cui imponenza iconica può essere ammirata da uno dei luoghi più fotografati della città, Ponte Santa Trinita, si giunge nell’elegante Borgo San Jacopo.

La Torre dei Belfredelli, in Borgo San Jacopo. Ph Francesca Manfredini

Il quartiere si sviluppa lungo la strada interna che segue l’Arno e si presenta in larga parte come il frutto di un accurato restauro a completo risanamento delle devastazioni inflitte dalla ritirata dei soldati tedeschi nell’agosto 1944, quando venne risparmiato soltanto il Ponte Vecchio, su disposizione di Hitler, che lo considerava troppo bello e storicamente importante per essere abbattuto.

Sopravvissute ai bombardamenti ed ancora ricche di fascino sono le numerose case-torri che si susseguono lungo il Borgo: la Torre dei Marsili, dei Barbadori e, al civico 9, quella affascinante ed inconfondibile dei Belfredelli, tappezzata da un verde e fitto manto di edera e tra le meglio conservate di Firenze.

Giunti in prossimità del Ponte Vecchio, l’itinerario di scoperta dell’Oltrarno può proseguire in salita, verso l’affascinante Costa San Giorgio, una strada “collinare” in ripida pendenza e che prende il nome dall’omonima Chiesa, di impronta barocca. La vista che si gode, unita alla tranquillità che vi si respira, rendono senza dubbio meno faticosa una salita che accoglie edifici ed accessi degni di nota, dalla casa di Galileo Galilei, a quella dello scultore senese Giovanni Duprè, per arrivare sino all’accesso al meraviglioso Giardino di Villa Bardini, meritevole di una visita soprattutto in primavera, quando il glicine della celebre pergola si mostra in tutto il suo splendore.

La Monnalisa di Blub, al civico 39 di Via di San Niccolò a Firenze. Ph Francesca Manfredini 

Se invece si decide di continuare a costeggiare l’Arno, ci si imbatte nell’ultimo Borgo del quartiere, San Niccolò, dal quale, tra gli evidenti capisaldi storico-artistici dell’intera zona, prese origine quella che rappresenta un’impronta decisamente più recente, divenuta celebre grazie alla sua spiccata originalità.

Proprio tra i vicoli del Borgo, un artista fiorentino a cui piace restare nell’anonimato e che si firma con lo pseudonimo di Blub, la mattina del 5 Novembre 2013 – il giorno successivo all’anniversario dell’alluvione – sorprese con il suo estro i cittadini del “quartiere degli artisti”.

Molti degli sportelli dei servizi dell’acqua e del gas erano stati infatti coperti ed “abbelliti” a mo’ di arredo urbano dalle copie di alcune delle più note e simboliche figure dell’Arte, tutte riprodotte con le medesime caratteristiche: indossano una maschera subacquea, sprigionano bolle d’aria intorno al loro volto, quasi volendo riprodurre visivamente il suono onomatopeico “blub blub blub” e si stagliano su un inconfondibile blu celeste di sfondo.

La nota serie di Street Art, firmata dall’artista stesso con il titolo “Blub, l’Arte sa nuotare”, esprime l’invito alla resilienza ed alla reinvenzione, al superamento dei canoni imposti, indossando una maschera per vedere oltre e reagendo con nuovi stimoli quando si è “con l’acqua alla gola”.

I quartieri dell’Oltrarno fiorentino sulla mappa 

Per visitare i monumenti e i luoghi suggestivi dell’Oltrarno fiorentino, rimandiamo ai seguenti link: 



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