Quella conservata al Louvre di Parigi potrebbe non essere la sola Monnalisa in circolazione di Leonardo. A dirlo è il questore della Camera dei Deputati Francesco D’Uva, ai microfoni dell’edizione romana del quotidiano La Repubblica. Il dipinto si trovava in deposito a Montecitorio, concessa nel 1925 dalla Galleria Nazionale d’arte antica di Palazzo Barberini, e attualmente si trova esposto nella sala Aldo Moro. “Si tratta di una copia del quadro del Louvre realizzata dalla bottega di Leonardo, forse addirittura con la sua stessa collaborazione” ha precisato D’Uva.
La copia della Gioconda leonardiana è visibile già da oggi sul sito parlamentare “ArteCamera”, con allegata una breve scheda redatta dagli esperti della quadreria statale di appartenenza, che si sono astenuti dall’attribuire la paternità del dipinto a Leonardo o alla sua bottega, definendola piuttosto “una copia che aspira a replicare diligentemente il suo modello”, la Gioconda del Museo del Louvre per l’appunto.
Quell’opera, tuttavia, non sarebbe una copia. O quantomeno, non una copia realizzata da una mano inesperta. L’analisi diagnostica del dipinto avrebbe rivelato delle forti analogie tecniche con la Monnalisa del Louvre, che avvalorerebbero l’ipotesi che si tratti di un originale del genio leonardiano. “Se così fosse”, ha detto il senatore della Lega, Stefano Candiani “saremmo di fronte a un capolavoro da milioni di euro, che meriterebbe di essere appeso in un museo”.
Una cosa è certa: la Gioconda di Montecitorio è rimasta incustodita per quasi un secolo, dimenticata nell’ufficio del questore a prendere polvere, fino a quando il senatore Candiani non ha pensato di chiederne il restauro e un’indagine approfondita.

La Monnalisa della Camera apparteneva alla nobile famiglia romana dei Torlonia, come attesta un’edizione del 1852 delle Vite del Vasari, e quarant’anni più tardi entrò nel patrimonio dello Stato italiano.
A far ben sperare il questore della Camera sono intervenuti Antonio e Maria Forcellino che, nel catalogo della mostra a Roma del 2019 su “Leonardo a Roma, influenza ed eredità”, hanno speso ben nove pagine per raccontare storia e qualità della “Gioconda Torlonia”. I due esperti sostengono che per la Monnalisa dei Torlonia gli allievi di Leonardo impiegarono la stessa tavolozza cromatica e che il quadro rinvenuto a Roma presenta pentimenti incongrui con una copia, in quanto le velature negli incarnati e nel paesaggio sono di una “trasparenza che echeggia in maniera puntuale la tecnica esecutiva di Leonardo”.
Copia della Gioconda venduta all’asta nel 2021 da Artcurial a Parigi per $242,634
Ph. courtesy Artcurial