“Tancredi, con la sua pittura, crea una nuova filosofia poetica per coloro che non posseggono né telescopi né razzi: quanto fortunati noi che abbiamo tali cristallizzazioni da trasportarci sani e salvi, verso altri mondi.” Peggy Guggenheim
Definito da molti peintre maudit, il pittore maledetto che sceglie di firmarsi con il solo nome di battesimo Tancredi, evocazione del mito ma che in lui si rivela più come un anti-eroe. Tancredi Parmeggiani (Feltre 1927 – Roma 1964), artista originale e precoce, colto e sensibile, è tra gli interpreti più irrequieti e intensi della scena artistica italiana della seconda metà del ‘900.
Nel 1944 Tancredi si trasferisce a Venezia, abbandona gli studi classici per intraprendere il liceo artistico, conosce il pittore veneziano Emilio Vedova. L’Accademia gli va stretta e nel 1947 abbandona Venezia e a piedi arriva clandestinamente in Francia. A Parigi è il momento della grande rivelazione artistica, la visita al Museo del Louvre gli apre nuovi orizzonti, così come la visita alla Biennale di Venezia del 1948. Nel 1949 viene organizzata la sua prima personale presso la Galleria Sandri di Venezia e l’anno successivo si trasferisce a Roma, frequenta il Baretto in via del Babuino e la minuscola libreria-galleria Âge d’Or fondata da Dorazio, Perilli e Guerrini. Conosce il critico, nonché fotografo americano, Milton Gendel corrispondente per le riviste americane «Art New» e «Art in America». Milton Gendel è tra i suoi primi sostenitori, dichiara che in Italia “nessuno dipinge come Tancredi”, lo sponsorizza acquistando i colori e le vernici per produrre le opere e lo ospita a casa sua, dando modo all’artista di esprimersi liberamente.
Tancredi veste alla bohemien, gira senza scarpe e ha sempre l’aspetto di chi non ha molto cura di sé; gli amici romani, come Turcato e Savelli, si occupano e si preoccupano per lui, viene arrestato due volte: la prima, grazie alla comunità degli artisti, ottiene la liberazione, mentre con il secondo arresto riceve il foglio di via e deve lasciare Roma. Nel 1951 ritorna a Venezia e diventa il protégé di Peggy Guggenheim che ne promuove l’opera stipulando un contratto in esclusiva con l’artista, prima di lui la nota mecenate concesse questo privilegio solo a Jackson Pollock. L’appoggio di Peggy Guggenheim permise a Tancredi di allacciare nuovi rapporti commerciali, la stessa gli organizzò numerose mostre nei grandi musei americani, in particolare a New York proponendo le sue opere per le collezioni del MoMA e del Brooklyn Museum.
La sua fama e i suoi dipinti entrarono a far parte delle raccolte dei facoltosi collezionisti d’oltreoceano. Peggy Guggenheim mise a disposizione dell’artista uno studio a Palazzo Venier dei Leoni (Venezia). Sono pochi gli artisti dai quali Tancredi trae ispirazione sicuramente tra questi si annoverano Jackson Pollock e Piet Mondrian, ma anche il pittore Raoul Schulz di origine greca. L’influenza di Pollock si denota nella tecnica, Tancredi si ispira dichiaratamente al dripping dell’artista americano, mentre Mondrian fu maestro per l’uso dei colori primari e per le sperimentazioni spaziali sulla tela.
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