Da Gauguin a Seurat, passando per Monet fino ad Hockney, sono numerosi gli artisti che nel corso della loro carriera hanno voluto rendere omaggio alla stagione calda, con i suoi colori accesi e i suoi profumi inebrianti che esaltano i sensi. Per dare il benvenuto alla bella stagione, abbiamo selezionato le 8 più belle opere d’arte ispirate all’estate.
Claude Monet – Les Coquelicots, 1873, Musée d’Orsay, Parigi
Quando parliamo di estate nell’arte, non si può non menzionare I Papaveri di Monet, il celebre dipinto olio su tela realizzato dal pittore francese nel 1873. L’opera oggi è conservata al Musée d’Orsay di Parigi, e rappresenta uno dei primi dipinti in cui Monet sperimenta la pittura en plein air, di stampo tipicamente impressionista. Les Coquelicots si aprono su un prato sgargiante in un caldo pomeriggio d’estate, in primo piano ci sono una donna e un bambino (rispettivamente la moglie dell’artista, Camille e il figlio Jean) che passeggiano in un campo di papaveri. Il lato sinistro del quadro è dominato dal rosso dei fiori che popolano il prato, mentre quello destro si caratterizza per una vegetazione più scarna, ma arricchita dalla presenza delle due figure umane in basso, in vesti gialle e blu. La luce ha qui un ruolo prominente, capace di impadronirsi ed esaltare ogni elemento del dipinto.

Edward Hopper – Second Story Sunlight, 1960, Whitney Museum of American Art, New York City
Ambientato in un piccolo paesino poco distante da New York, Second Story Sunlight è uno dei dipinti più enigmatici di Edward Hopper. Raffigura due donne di età diverse, la più anziana è vestita di blu, ha i capelli bianchi raccolti in un chingon ed è intenta a leggere seduta su una sedia, mentre l’altra, più giovane e formosa, è immortalata in bikini appoggiata al parapetto del terrazzo e sembra guardare verso lo spettatore, come se si sentisse osservata. A far da quinta, c’è il bosco; l’atmosfera sembra tranquilla, la luce del sole penetra appieno dentro le due case dai tetti spioventi.
Hopper è un maestro nel creare fermo immagini di vita quotidiana: le sue opere sembrano fotogrammi di film, in cui abbiamo situazioni e personaggi apparentemente senza significato, ma che lasciano intuire storie di vita che spetta a noi spettatori poi continuare. Infatti è noto come alcuni registi abbiano tratto ispirazione dai dipinti di Hopper soprattutto per le ambientazioni: primo fra tutti Alfred Hitchcock, ha dichiarato che l’inquietante “Bates Motel” di Psycho prende spunto proprio da un’opera dell’artista americano, “House by the Railroad” dipinta nel 1930.

Giuseppe Arcimboldo – Estate – 1563, Museo del Louvre, Parigi
In questo dipinto cinquecentesco Museo del Louvre, l’estate è come se si fosse personificata in ciò che la contraddistingue di più. La frutta e gli ortaggi tipici della stagione estiva sono disposti in modo da ricreare un suggestivo profilo umano. Il naso, ad esempio, è rappresentato con una zucchina, mentre le guance dell’uomo si delineano attraverso la rotondità di una pesca. Il capo, i capelli e il collo dell’uomo invece sono realizzati tramite una combinazione di foglie, ciliegie, uva, melanzane e spighe di grano.
Estate di Arcimboldo è un inno alla stagione estiva, appartiene al famoso ciclo “Le stagioni”, composto da altri tre dipinti, “Inverno”, “Autunno” e “Primavera” realizzati tutti nel corso del 1563 a Vienna per Massimiliano d’Asburgo, subito dopo il trasferimento da Milano alla corte asburgica. I quattro quadri raccontano le diverse età della vita: mentre la primavera è giovane e sanguigna, l’estate è matura e vispa, l’autunno è vecchio e nostalgico, invece l’inverno è vecchio e pacato.

Paul Gauguin – Femmes de Tahiti – 1891, Musée d’Orsay, Parigi
Paul Gauguin è l’artista che maggiormente ha influenzato l’idea che abbiamo oggi di Tahiti: un paradiso terrestre di bellezze naturali, dove ritrovare una purezza ed una spontaneità ormai dimenticata. Ed è proprio questa idea di libertà e di spontaneità a spingere Gauguin ad abbandonare la caotica Parigi per partire alla volta della Polinesia, e dedicarsi totalmente alla sua arte, il più lontano possibile dagli “obblighi” della civiltà contemporanea. I suoi dipinti tahitiani oggi sono quasi più famosi di quelli degli inizi, capaci di condurre lo spettatore verso mete esotiche, popolati perlopiù da affascinanti donne polinesiane dai vestiti coloratissimi, intente nello svolgimento di semplici gesti quotidiani.

In Femmes de Tahiti dominano la scena due massicce figure femminili, sedute su una spiaggia. Quella di destra indossa un abito rosa in stile occidentale, ed è impegnata ad intrecciare delle foglie: quella di sinistra è dipinta a tre quarti, indosso ha un pareo rosso a fiori bianchi. Entrambe le donne hanno uno sguardo triste, segnato da una profonda malinconia.
Georges Seurat, I bagnanti ad Asnières (1883-1884), National Gallery, Londra
I bagnanti ad Asnières è senza ombra di dubbio una delle opere che meglio descrive la società francese della fine dell’Ottocento. Questo grande dipinto che misura 2×3 metri è una delle prime manifestazioni della pittura puntinista, basata sullo studio del colore e degli effetti prospettici. Nell’opera sono rappresentati alcuni bagnanti immortalati sulla riva della Senna. E’ una giornata tipicamente estiva, in primo piano c’è un ragazzotto in pantaloncini rossi seduto di profilo, con i piedi immersi nell’acqua del fiume. Al suo fianco sono custoditi alcuni abiti, una camicia bianca, un paio di stivali marroni e un cappello di paglia. Dietro di lui un uomo è sdraiato sul prato, in compagnia di un cagnolino. Alla destra del dipinto scorgiamo un altro ragazzo immerso nell’acqua, con indosso un cappello da pescatore di colore rosso; ha le mani intorno alla bocca, come ad incitare i canottieri che gareggiano nella Senna.

Alla sua sinistra del quadro una donna con le braccia incrociate sopra le ginocchia piegate osserva le piccole imbarcazioni in lontananza che giungono da destra, in direzione dell’isola della Grande Jatte. Sullo sfondo si intravedono le fabbriche di Clichy. Guardando questa grande grande tela viene voglia di tuffarcisi dentro!
Vincent Van Gogh, Campo di grano con cipressi (1889), Metropolitan Museum of Art, New York
Tra le opere d’arte che celebrano l’estate, il Campo di grano con cipressi di Van Gogh è sicuramente una di queste (come anche quelli ritratti dal pittore olandese nella campagna provenzale). Lo stesso Van Gogh riteneva questa una delle sue “migliori” tele dedicate alla bella stagione. Il soggetto dell’opera, ovviamente, è il paesaggio di campagna e il grande campo di spighe. Sulla destra è dipinto un grande cipresso, circondato da una ricca vegetazione di arbusti, mentre sulla sinistra si trova una pianta di ulivo. Il cielo è tormentato dal forte vento, che offusca anche le nuvole, che si fondono e confondono con le montagne, creando un bellissimo effetto illusionistico di luci, ombre e movimento. In questo capolavoro ottocentesco, Van Gogh è riuscito a trasformare la “lezione” degli impressionisti in qualcosa di veramente unico e irripetibile, che lo condurrà nell’olimpo dei più grandi pittori di tutti i tempi. Si può ammirare questo capolavoro al Metropolitan Museum of Art di New York.

Pablo Picasso, Due donne che corrono sulla spiaggia, 1922, Museo Picasso, Parigi
Due donne che corrono sulla spiaggia è un piccolo dipinto a gouache su compensato realizzato da Picasso come schizzo per il fondale di scena del balletto “Le train bleu” di Darius Milhaud. Oggi si trova custodito al Musèe National Picasso di Parigi. In questa opera sono evidenti le influenze del mondo classico, al quale il pittore spagnolo dopo i suoi soggiorni italiani, senza mai lasciare la corrente cubista. Il fulcro di questo dipinto sono due imponenti donne, che occupano l’intera scena danzando sulla riva della spiaggia tenendosi per mano, focalizzando l’attenzione in diverse direzioni. Osservando questo piccolo quadro di soli 32 x 41 centimetri, si viene come proiettati in un universo mitologico, pieno di energia e di spensieratezza.

David Hockney – A bigger splash, 1967, Tate Gallery, Londra
Esiste forse un’altra immagine tanto potente da farci desiderare di far parte dell’opera stessa? A bigger splash è uno dei lavori più noti di David Hockney, oggi annoverato tra gli artisti più quotati viventi, grazie soprattutto al ciclo pittorico dedicato alle piscine di californiane (di cui fanno parte The Splash e A Little Splash, entrambe del 1966). La serie è un esempio eccellente della fascinazione di Hockney per il sogno americano, fatto di una facciata intessuta di agi e spensieratezza, che avevano convinto l’artista a trasferirsi a Los Angeles.

L’opera, custodita al Tate Gallery di Londra, immortala l’attimo fugace in cui, tuffandosi, si infrange l’assoluta calma di una piscina. Tutto è perfettamente in ordine, cristallino, disumanizzato, l’unico segno di vita è costituito, appunto, dagli schizzi d’acqua generati da un personaggio immaginario, che sembra essere svanito nelle profondità della vasca. È chiaramente estate, si percepiscono il pavimento rovente e il chiarore, tipico di una soleggiata giornata di luglio o agosto. La componente pop è intrisa di un realismo spiazzante e minimalista, tanto da sembrare uno scatto fotografico (l’artista stesso ammise che per realizzare il dipinto partì dalla fotografia scattata con una Polaroid). Se si osserva bene la tela, si comprende l’intento illusorio di Hockney di trasporre in immagine uno status symbol come la piscina, convertendolo però in una sorta di luogo dell’alienazione, che fa sognare ma, al tempo stesso, turba gli animi.