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Le nuove frontiere delle aste online e della cryptoart. Il punto di vista di Francesco Gorlandi, CEO di Thetis srl – azienda leader in Italia nel software per marketplace basati su sistema delle aste

Le ragioni dell’attuale espansione del digitale vanno ricercate nei suoi effetti, più che nella spasmodica contrapposizione tra deumanizzazione e progresso, eticamente giusto o sbagliato. La digitalizzazione dell’arte e dell’assetto strutturale del mercato secondario è da analizzare, anzitutto, per i risultati che il superamento dell’analogico rende possibili, primo su tutti l’interconnessione ininterrotta tra utente, azienda e network elettronico. Lo si è ben visto durante la pandemia, nel corso della quale il digitale è riuscito infatti a sostentare l’attività di migliaia di imprese e di istituzioni culturali (e non solo), attestandosi come una potente leva per la ripartenza.

Se da un lato questo trend può far insorgere dubbi sulla sicurezza e sull’effettiva sostenibilità dell’intero sistema nel lungo termine, è altresì vero, come spiega Francesco Gorlandi, CEO di Thetis – leader nel software per marketplace basati su sistema d’aste -, che bisogna analizzare la questione anche da un’altra prospettiva: quella dell’opportunità.

Abbiamo scambiato due chiacchiere con lui sull’importanza per il comparto delle case d’aste di adottare un approccio sempre più digitalizzato nel prossimo futuro e sulle possibilità che può riservare al mercato secondario dell’arte.

Redazione: Francesco, lei ha un’esperienza ultra decennale nel business delle aste. Immagino che in questo decennio abbia assistito a più di una mutazione, fino al fenomeno della fusione tra fisico e digitale, tra online e offline, tipico della nostra epoca. Ci esponga il suo quadro generale.

F. G.: Le piattaforme di aste online negli ultimi tempi, vuoi per scelta o per necessità, hanno accelerato la migrazione digitale del mercato dell’arte, che tradizionalmente si dimostrava restio ad abbracciare l’innovazione. Sebbene questo balzo in avanti possa sembrare non sorprendente tra i titoli dei giornali di NFT che prendono d’assalto il mondo dell’arte, è ancora più interessante analizzare come le aste online di recente abbiano guidato la robusta distribuzione dell’arte fisica.

Questa tecnologia in rapida crescita, ci fa, quindi, intravedere il futuro dell’arte e del collezionismo, non rinunciando al fisico a favore del digitale, ma unendo i due ambiti in un ecosistema più simbiotico, che meglio serve sia coloro che collezionano opere d’arte, sia chi ne facilita la vendita.

Redazione: Quello delle aste online è un modello che sta prendendo sempre più piede anche in Italia, non soltanto all’Estero. Lei ha avuto modo di assistere a questo fenomeno da vicino, quali sono le sue impressioni?

F. G.: Le principali case d’aste europee negli ultimi due anni hanno abbracciato fermamente il sistema delle aste online. Nonostante le evidenti difficoltà causate dalla pandemia, l’adozione di un sistema di vendita digitalizzato nell’Era del Covid-19 ha permesso alle case d’aste di sostenere un indirizzo pressoché espansivo, consentendo loro di mantenere la parvenza di una regolare attività. Oggi, a distanza di quasi due anni dallo scoppio dell’emergenza sanitaria, le aste online rappresentano circa il 25% di tutte le vendite di opere d’arte, e, presumibilmente, raggiungeranno questo traguardo entro la fine del 2022.

Redazione: Un format passeggero o pronto a varcare nuovi orizzonti?

F. G.: Parrebbe una scelta senza ritorno, anche perché, dai dati che abbiamo modo di estrapolare quotidianamente, questa migrazione digitale delle vendite di opere d’arte sembra aver sbloccato una base di clienti geografica e demografica molto più ampia. Le aste online attirano molto di più i giovani, ad esempio, rispetto al costo finanziario e al tempo necessario per recarsi di persona a un’asta.

Inoltre, le informazioni basate sui dati ottenute dalle piattaforme d’asta più innovative consentono a coloro che facilitano le vendite di sfruttare al meglio questi cambiamenti demografici. Le piattaforme dotate di una funzione di apprendimento automatico possono anche aiutare gli stessi banditori ad entrare in sintonia con gli appetiti dei consumatori registrati in base alla loro cronologia delle offerte, consentendo loro di impostare stime dei prezzi in modo più efficace.

Redazione: Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una vera e propria esplosione del mercato degli NFT e della crypto arte. Crede che esista una qualche connessione tra l’incremento delle aste online e questa febbre improvvisa di arte digitale?

F. G.: Sicuramente. Mentre le aste online hanno contribuito a mantenere il mercato dell’arte tradizionale rilevante per un nuovo pubblico, allo stesso tempo hanno consentito ai banditori di esplorare un nuovo aspetto della loro attività che è interamente online: i token non fungibili (NFT). In quanto asset class puramente digitali, gli NFT vengono acquistati e venduti solo tramite i mercati online e la crescente popolarità di questi asset un tempo oscuri li ha portati alla ribalta.

In effetti, le case d’asta istituzionali hanno già da tempo iniziato a prestare attenzione al graduale aumento della fiducia dei consumatori nei confronti di questa nuova generazione di oggetti da collezione. Lo conferma la storica vendita da Christie’s di “The First 5.000 Days” dell’artista digitale Beeple nel marzo 2021, che ha totalizzato oltre 69 milioni di dollari; da quell’asta in poi Christie’s ha registrato vendite NFT per un valore di oltre $ 100 milioni, alle quali va aggiunta la recente vendita di $ 29,8 milioni dell’opera d’arte “HUMAN ONE”, sempre di Beeple.

Redazione: Ritiene che gli NFT siano davvero un buon investimento, oppure crede che si tratti solo di una bolla di fumo?

F. G.: Il futuro degli NFT è ancora tutto da scrivere. Sebbene alcuni critici abbiano denunciato il nascente mercato NFT come una bolla in attesa di scoppiare, un tale calo della domanda potrebbe in effetti produrre un livello di crescita più lento e sostenibile, che faciliterà la maturità a lungo termine del mercato. Pertanto, le prospettive per le vendite di NFT rimangono ottimistiche, così come le prospettive per l’infrastruttura online che ne è alla base.

Redazione: Crescere, crescere, per poi sparire?

F. G.: L’emergenza sanitaria ha certamente rappresentato una molla che ha accelerato la maggior parte delle iniziative in essere. Le piattaforme di aste online conservano indubbi margini di crescita, ben oltre la pandemia. In effetti, un sondaggio condotto nel 2020 ha rilevato che il 56% degli acquirenti d’arte prevedeva già allora un passaggio permanente alle vendite digitali. Considerando i summenzionati vantaggi delle aste online, sia per gli acquirenti che per i facilitatori delle vendite, è facile capire dunque perché ci si aspetta un considerevole margine di crescita e popolarità..

È altresì vero che le piattaforme che facilitano la vendita online – indipendentemente dal fatto che gli oggetti stessi esistano a livello fisico o meno – rimarranno praticabili proprio per la loro utilità per i diversi tipi di aste. La loro rapida ascesa non è affatto la campana a morto del mercato dell’arte fisica; fa piuttosto parte della crescente convergenza del mondo fisico e digitale.

Redazione: Che prospettive vede all’orizzonte? Pensa che il modello online diventerà lo standard di vendita predominante per le case d’aste?

F. G.: Colmare il divario tra fisico e digitale aumenterà di sicuro di importanza solo e soltanto quando le aste di persona torneranno a prendere parte in qualche modo. Se mi chiede quali sono le mie prospettive al riguardo, credo che assisteremo a soluzioni sempre più ibride, in cui i partecipanti potranno partecipare sia online che di persona a seconda delle loro preferenze, come già succede con le aste live. Nell’incerto contesto pandemico, sfruttare una tecnologia in grado di fornire solide esperienze di acquirenti e banditori sarà tanto più strategico, e non solo nel relegato universo dell’arte.

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Francesco Gorlandi, CEO di Thetis
Ph. courtesy Thetis



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