Un altopiano che scende in terrazze verso la valle dell’Isle in cui il Merlot la fa da padrone; è il fazzoletto di terra che ospita il Pomerol, la più piccola denominazione di Bordeaux AOC (Appellation of Controlled Origin), nonché la quintessenza di questa famosa regione, dove nascono grandi, anzi grandissimi vini Pomerol. Un misto di opulenza, carattere inconfondibile e assoluta esclusività, i vini che nascono nel Pomerol sono speciali. Uno in particolare, Pétrus, un cosiddetto non-château che è diventato negli anni uno dei vini più costosi, e più ricercati dai collezionisti e dagli amanti di vini rari e da collezione.
Cosa rende Pétrus un vino speciale?
Un vino dalle origini umili il Pétrus, prodotto da una piccola azienda non certificata nel Pomerol e che, fino agli anni Quaranta, vede gran parte della produzione spazzata via da vicende legate a questioni famigliari e da proprietari non particolarmente appassionati alla viticoltura. Il successo arriva con la fine della Seconda Guerra Mondiale e sopratutto con la grande annata del 1945, che fa conoscere il Pétrus come uno dei migliori vini del Bordeaux.
La fama del Pétrus crebbe velocemente, a pensare che già nel 1947 la regina Elisabetta II servì il Pétrus al suo ricevimento di nozze. Questo speciale vino non è popolare solo in Europa ma, a partire dagli anni ’50, il Pétrus viene introdotto anche negli Stati Uniti diventando uno dei vini preferiti dal presidente Kennedy, uno status symbol sopravvissuto fino a oggi. La popolarità di questo vino è immediatamente spiegata dal primo sorso: un vino complesso, delicato e oleoso, vellutato e setoso insieme, accenni di caffè, gelsi e prugne, frutti di bosco e amarene, retrogusto di quercia e spezie, persino tartufo e tabacco nel corso degli anni di invecchiamento. Il suo colore intenso e la bassa acidità contribuiscono a far innamorare qualsiasi fortunato che lo assaggia.
La particolarità di questo vino è dovuta a più fattori, tra cui la natura argillosa e sabbiosa superficiale del terroir, che in profondità è ricco di ossidi di ferro e che si differenzia dagli altri circostanti, oltre al drenaggio dell’acqua particolarmente buono per cui si vengono a creare condizioni eccellenti per la produzione di un vino incomparabile.

In soli 11,4 ettari di viti è dunque nato un mito, il Pétrus, risultato di un’antica tradizione e di una cerimonia sobria del vino, di rispetto per l’uva e della ricerca dell’eccellenza. Da sapere che, per la produzione del Pétrus, vengono impiegate solamente uve di merlot che danno a questo vino un grande potenziale d’invecchiamento, eccetto che per alcune annate favorevoli nelle quali viene aggiunta una piccola percentuale del cabernet franc. Oltre al terreno particolarmente buono per la viticoltura, un altro fattore che spiega la qualità dell’uva da cui nasce il Pomerol è l’età della vigna che ha più di 70 anni.
Non solo, un ultimo e fondamentale aspetto è l’estrema limitazione del rendimento attraverso l’éclarissage: durante l’inverno le viti vengono potate perché ne rimangano solo 8 occhi su ogni pianta, pratica nota come potatura dormiente che permette di raggiungere un equilibrio tra fruttificazione e germogliamento nella stagione successiva. In estate la chioma della vite viene ulteriormente diradata per rallentare il processo di maturazione dell’uva e per permettere ai grappoli che rimangono sulla pianta di raggiungere la maturazione ottimale. Una vite vecchia quella del Pétrus che si può definire quasi magica: pochi grappoli che maturano piano piano e che fanno nascere un vino davvero speciale.
La “vendemmia verde” del Pétrus
Una speciale attenzione è offerta alla vendemmia, tradizione che contribuisce all’eccellenza del Pétrus; l’uva viene raccolta a mano quando raggiunge la maturazione fisiologica, ovvero nel momento in cui gli acini sul grappolo sono oramai arrivati al completo stato di maturazione e non assorbono più la linfa elaborata dalla pianta. Non solo, la maturazione fisiologica dell’uva dipende da condizioni ambientali e del vitigno stesso e comporta un cambiamento nella composizione e nella concentrazione delle sostanze contenute negli acini, in particolare aumentano gli zuccheri e diminuiscono gli acidi.
La vendemmia del Pétrus si svolge rigorosamente il pomeriggio quando la rugiada, che potrebbe diluire il mosto, è evaporata dalla pianta e viene usata solo uva in linea con gli standard qualitativi prestabiliti, eliminando l’uva malsana, troppo acerba o troppo matura. Il merlot così raccolto viene vinificato in cisterne nuove di cemento purissimo e poi viene tenuto da 18 a 22 mesi in barrique di rovere nuove, per essere poi trasferito direttamente nelle bottiglie.
Vengono prodotte solamente 50 mila bottiglie in media all’annata, anche nelle annate particolarmente buone. Le barrique di Pétrus vengono conservate a una temperatura stabile a 13,8° C, in condizioni di ottima umidità e vengono spesso sottoposte a esami sensoriali. Solo quelle eccellenti verranno usate per il Grand Vin, così come cita l’etichetta del Pétrus.

Le migliori annate Pétrus
Critici ed esperti valutano le seguenti come migliori annate del Pétrus: 1929, 1945, 1947, 1950, 1961, 1964, 1982, 1989, 1990, 2000, 2005, 2009, 2010, 2015 e 2016. Nel 1991 il Pétrus non viene prodotto e quindi l’annata non esiste a causa della raccolta che non permise di fare un vino di qualità sufficiente secondo gli standard Pétrus.
La durata di conservazione del Pétrus è di 30, 40 e anche oltre 50 anni. E se avete la fortuna di poter assaggiare il Pétrus, attenzione a non aprire la bottiglia prima che l’invecchiamento sia completato, ovvero circa dieci anni!