Attualmente si trovano custoditi a Palazzo Zambeccari i due affreschi realizzati dai Carracci nel 1592, ma presto troveranno il loro spazio all’interno della collezione di un nuovo proprietario. A settembre andranno all’asta come unico lotto da Pandolfini, tra le opere di eccezionale interesse storico-artistico
Le due pitture eseguite nel 1592 da Ludovico e Annibale Carracci furono commissionate dai Lucchini, una famiglia ricchi mercanti genovesi ma da tempo stabiliti a Bologna, per abbellire le “fughe” di due camini situati in due sale del palazzo cinquecentesco. Della decorazione delle sale del palazzo, solo in parte conservata, ne rammenta anche Carlo Cesare Malvasia nella sua “Felsina pittrice”, in cui parla anche di eccezionali opere perdute a causa delle successive ristrutturazioni ma ancora ricordate dai viaggiatori francesi di metà Settecento.
I temi prescelti delle pitture si legano perlopiù all’elemento del fuoco: immediatamente riconoscibile quello dipinto da Annibale, la morte di Didone sulla pira già crepitante di fiamme; estremamente raro quello eseguito da Ludovico – l’incendio di Persepoli ad opera di Alessandro e Taide nel corso di un rito dionisiaco, come narrato da Diodoro Siculo – correttamente identificato solo da Carlo Maria Pissarri che nel Settecento lo riprodusse all’incisione con questo titolo.

A seguito del fallimento della famiglia Lucchini, nel 1605 Palazzo Zambeccari fu oggetto di permuta con la famiglia Angelelli che lo conserverà fin verso la fine del secolo, quando grazie al matrimonio di Isabella Angelelli e Costanzo Zambeccari, che vi abitava dal 1688, passa a quest’ultima famiglia. Nel 1907 verrà acquistato da Filippo Comi, e con l’occasione gli affreschi dei Carracci saranno trasportati su tela e spostati in sale diverse dalla sede originaria. Uniti in un unico lotto per evitarne la dispersione, entrambe le opere saranno vendute all’asta da Pandolfini a settembre, tra le opere di eccezionale interesse storico-artistico.