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L’uovo non è solo un richiamo al dogma della verginità di Maria e alla rinascita, ma è stato negli anni un elemento raffigurato e reinterpretato da tantissimi artisti come Piero della Francesca e Salvador Dalì, fino ad arrivare a Jeff Koons

L’uovo rappresenta l’assoluto e l’unità primordiale, indivisa nell’equilibrio degli opposti. La rottura dell’uovo in due parti, oro e argento, è associata alla creazione del cielo e della terra. Questo simbolismo arcaico e universale sottintende, dunque, che l’uovo rappresenta il regno di tutte le possibilità che si scinde nelle infinite categorie dell’Essere. Non per niente l’uovo, mescolato alla tempera, ha creato nel corso della storia pigmenti resistenti al tempo e alle intemperie.

Oltre che materia prima, l’uovo è anche forma, quella che avvicina il concetto di perfezione della Natura e lo scettiscismo degli scienziati e dei matematici che hanno tentato di svelare i segreti della sua configurazione e della sua resilienza. Un innesto tra scienza arte e ritualità. Nell’antichità veniva impiegato, ad esempio, nella decorazione di sepolcri e templi, al fine di esorcizzare la morte con l’idea della nascita; per i pagani l’uovo, invece, rappresentava il ritorno della vita.

L’immagine dell’uovo ha attraversato diverse epoche e culture, diventando un archivio maestoso di significati nell’arte. Dal Giappone al Perù, dall’India all’Egitto, fino alla Finlandia e Cina, artisti di ogni epoca e parte del mondo hanno interpretato e utilizzato la sua simbologia per rappresentare il seme primordiale da cui tutto ha avuto inizio, la fertilità, la rinascita, evocando una vasta gamma di significati profondi. Nell’arte rinascimentale di Piero della Francesca l’immagine dell’uovo si lega ai misteri alchemici e neoplatonici, per disseminarsi silenziosamente nei suoi capolavori, come la Pala di Montefeltro realizzata nel 1472 ca. e oggi conservata alla Pinacoteca di Brera di Milano. Qui l’uovo è sia emblema della perfezione divina, sia richiamo religioso, collocato in una posizione leggermente sfalsata rispetto all’asse mediano del quadro, a simboleggiare la superiorità della Fede rispetto alla Ragione.

Piero della Francesca, dettaglio della Pala di Brera, 1472–1474

Nelle sue opere Salvador Dalì, invece, collega l’uovo alle immagini prenatali dell’universo intrauterino, arrivando ad adornare i tetti del suo studio a Port LLigat, sulla costa brava della Spagna, con uova gigantesche che si stagliano contro il cielo, quasi fossero a sentinelle della sua mente sfrenata. In alcune opere ne esalta invece la dualità, duro all’esterno e molle all’interno. Andy Warhol, invece, usa l’iconografia dell’uovo in un modo può “tradizionalista”, declinandolo in versione grafica e a colori vivaci, in cui dell’uovo rimane la sola sagoma.

Salvador Dalì, Bambino geopolitico guarda la nascita dell’uomo nuovo, 1943

Anche Lucio Fontana e Piero Manzoni hanno ceduto al fascino della simbologia dell’uovo. Se nel primo l’uovo è richiamato nella forma del telaio con cui l’artista concepisce l’opera, nel secondo l’uovo assume una soluzione più realistica e dadaista.

Jeff Koons, Cracked Egg (Magenta), 1994-2006

Arrivando alla contemporaneità avanguardista di Jeff Koons, le sue uova giocano sull’idea di fragilità e sul fascino della superficie riflettente, come nella serie “Celebration”, in cui l’artista affronta una riflessione sulla simbologia dell’uovo nella cultura occidentale. Ci sono poi uova uova che ci ripropongono l’eterno dilemma “Ma è nato prima l’uovo o la gallina?”, come nell’opera “Gallina con uovo” di Escher.

La persistente fascinazione per l’uovo nel mondo dell’arte e della cultura deriva, dunque dalla sua connessione al mistero del tempo e alla manifestazione della Divinità suprema. Per questo da sempre l’uovo rappresenta un simbolo potente e complesso che ha ispirato l’immaginario di artisti di tutto il mondo per millenni.



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