In occasione dell’asta di Christie’s del 3 maggio dedicata alle Ceramiche di Picasso, andiamo alla scoperta della passione dell’artista spagnolo per la modellazione della ceramica, attività a cui si dedicherà soltanto negli ultimi anni della sua carriera ma con lo stesso entusiasmo per la pittura
La passione di Pablo Picasso (Málaga, 1881 – Mougins, 1973) per la ceramica è assai tardiva, era l’estate del 1946 quando la scoprì. Cruciale fu una visita a Golfe-Juan, nel sud della Francia, e la partecipazione ad un’esposizione di ceramiche nel paese di Vallauris (un borgo sulla Costa Azzurra, famoso per la produzione della ceramica): quel primo fortunato “incontro” rappresenterà un punto di svolta nella carriera del patron del cubismo.
Da sempre dedito alla pittura, inizia allora ad esplorare questo nuovo materiale e le infinite possibilità che la ceramica gli avrebbe offerto, senza però mai abbandonare l’arte grafica. Decisivo fu l’incontro con Suzanne e Georges Ramié, proprietari di una storica fabbrica di ceramica a Madoura conosciuti all’esposizione a Golfe-Juan, che gli offrono due anni più tardi, nel 1948, la possibilità di sperimentare questa antica arte nel loro atelier. Nella cittadina di Vallauris, dopo essersi trasferito assieme alla famiglia, inizia una fruttuosa collaborazione con il laboratorio dei Ramié, che porterà avanti fino alla morte, avvenuta nel 1973.

Come riporta Harald Theil – curatore assieme a Salvador Haro González della mostra “Picasso. La sfida della ceramica” al Museo Internazionale della Ceramica di Faenza 2019-2020 -, “il suo lavoro ceramico non nacque da un impulso spontaneo. Dopo la sua prima visita alla fabbrica di ceramica nel 1946, iniziò con i disegni preparatori per ceramiche tridimensionali, partendo dal vaso che trasformò in rappresentazioni umane oppure animali. Sono stati rinvenuti settanta fogli di disegni preparatori per le forme ceramiche. Essi dimostrano che la prima attività ceramica di Picasso non fu casuale, ma, fu piuttosto il risultato di una riflessione e di una preparazione. In questo senso, il processo creativo è il medesimo seguito per le sue sculture e i dipinti, a partire dai disegni che utilizzano il metodo della serie, della variazione e della metamorfosi”.

Nel corso della sua vita Picasso produrrà più di 4000 pezzi di ceramica (molti dei quali ancora oggi conservati in molte raccolte italiane, tra cui quella del MIC Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza), tutti di forme, materiale e decorazioni differenti. Sperimenta ogni tipo di ceramica, dal grès alla porcellana, alla terracotta e i più svariati metodi di modellazione: per Picasso la ceramica è tutt’altro che un’arte secondaria, la considera una forma d’arte al pari delle altre arti “classiche”, al punto da trascurarle quasi totalmente per dedicarsi alla produzione manifatturiera.
Della ceramica lo affascinava proprio il fatto che si sposasse perfettamente con la pittura e la scultura, alla quale approccia con la medesima attitudine: realizza oggetti di ceramica che sembrano sculture e li dipinge come fossero dei dipinti.
“Le sue opere di ceramica mantengono vive le due identità, senza che la prima venga del tutto negata dalla seconda – riporta la studiosa Marilyn McCully in alcuni scritti sul padre del cubismo -. Così, ad esempio, un piatto diventa anche una testa di un soggetto umano o animale e una bottiglia può diventare un uccello. Realizza queste trasformazioni sia manipolando le forme appena tornite, come quando ripiega una bottiglia di argilla su se stessa per poi comprimerla in modo da conferirle la forma di una colomba, sia dipingendo forme che rientrano nella abituale produzione di Madoura”. È evidente, ad esempio, nella “Bottiglia: donna inginocchiata” realizzata da Picasso nel 1950 oppure nel “Vaso-donna con anfora”, risalente al 1948.

Quasi tutta la produzione manifatturiera di Picasso è influenzata dall’arte delle civiltà antiche del Mediterraneo e alla mitologia greca. Le sue ceramiche più apprezzate, e più gettonate dai collezionisti durante le aste, sono sicuramente quelle a tema zoo-antropomorfo: vasi figurativi a forma umana o di animale, come uccelli, pesci, civette e tori, anche se nel tempo ha realizzato anche diversi oggetti ornamentali decisamente più funzionali e alla portata di (quasi) tutti i portafogli.

Tendenzialmente, se le valutazioni per i pezzi unici si aggirano sui 60 – 70.000 euro, le stime medie per le sue ceramiche di Vallauris generalmente non superano i 5.000 nelle aste. I soggetti delle ceramiche di Pablo Picasso, come il “Centauro itifallico” risalente al 1950, il “Volto di fauno tormentato” realizzato nel 1956, o le manifatture a forma di “Civette” per citarne alcuni, simboleggiano il ritorno alla vita terrena e il ricongiungimento con la natura.

Una considerevole collezione di opere di ceramica realizzate da Picasso durante il suo periodo “francese”, a Madoura, sarà in vendita a partire dal prossimo 3 maggio da Christie’s nell’asta dedicata alle Ceramiche di Picasso. Un’occasione imperdibile per per tutti coloro che sono appassionati dell’arte di Picasso e per chiunque desideri fare un investimento!
Pablo Picasso nel laboratorio di ceramica a Madoura, in Francia