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Così come la trama lega l’inizio e la fine di un racconto, la rilegatura tiene insieme le pagine di un libro. Ma oltre alla funzione prettamente pragmatica, la rilegatura può essere anche impiegata per una funzione artistica e decorativa, contribuendo a dare un certo valore estetico e storico allo stesso volume…

L’origine della stampa

I libri nascono nudi, e così “vengono al mondo” fino alla rivoluzione industriale quando gli editori li rivestono con semplici brossure tipografiche. A cominciare dall’origine della stampa, il libro veniva composto, stampato nella tiratura prevista e poi spedito in “balle” formate da fogli arrotolati e sigillate dentro i barili fino ai confini del mondo civilizzato, per raggiungere i mercati più lontani, come le fiere di Francoforte e di Lione.

Questo spiega – in parte – come Venezia sia stata scelta naturalmente dai primi imprenditori dell’arte nera come luogo di elezione. Qui gli stampatori potevano contare su una rete organizzata di commerci, attraverso le vie di terra ma soprattutto per quelle di mare.

Thucydides, Venezia, Aldo Manuzio (1502)

Molto spesso gli stampatori erano anche editori e librai o “cartolari”, e nelle loro botteghe in città cominciarono ben presto a rilegare molto semplicemente i loro libri con legature sobrie e mute, note come “legature di attesa”. Ma che cosa mai attendevano queste legature sobrie ed eleganti? Un cliente, naturalmente.

Talvolta un povero studente che acquistava l’opera in questo stato. Oppure uno studente più benestante, un ricco patrizio, o un religioso che poteva sostenere la spesa per rivestire il prezioso contenuto con il più bello ed elegante dei vestiti.

Jacopo Sannazzaro, De partu Virginis, Romae (1526)

La rilegatura diventa un’arte decorativa

Dalle sobrie legature monastiche su assi di legno e pelle impressa a secco, si passa in breve tempo a una vera e propria arte decorativa, tramandata di padre in figlio a beneficio di raffinati bibliofili.

Molti di questi antichi possessori sono a noi noti, grazie agli ex libris manoscritti, ma anche attraverso la lettura delle rilegature “parlanti” che rivestono i loro libri : Solo per citarne alcuni, penso ai tedeschi Peter Ugelheimer e Johann Jacob Fugger, allo spagnolo Diego Hurtago de Mendoza a Venezia e agli studenti tedeschi Damian Pflug e Nicolaus Ebeleben a Bologna. Nella Milano del secolo XVI ne ricordiamo uno su tutti: Jean Grolier.

A coloro che desiderassero approfondire questo aspetto della cultura del libro consigliamo di sfogliare i tre volumi di Tammaro De Marinis, La legatura artistica in Italia nei secoli XV e XVI. Firenze, 1960, per poi proseguire con la lettura dei più recenti studi di Giulia Bologna, Anthony Hobson, Michel Wittock, Federico e Livio Macchi…

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