Il celebre scatto del fotografo della Magum Photos, ritraente una dodicenne afgana in un campo profughi in Pakistan nel 1984, andrà all’asta a Milano da Finarte il prossimo 13 ottobre. La sua stima? Si attesa sui 10.000 euro
“La ragazza afgana” di Steve McCurry è una delle fotografie più simboliche della storia di National Geographic, emblema storico delle conseguenze della guerra che sconvolgeva l’Afghanistan durante gli anni Ottanta. Lo scatto del fotografo statunitense ritrae Sharbat Gula, un’adolescente afgana nel 1984 nel campo profughi Nasir Bagh in Pakistan, vicino a Peshawar. McCurry era stato inviato allora dal National Geographic per documentare la situazione dei profughi afgani dopo l’invasione sovietica, dove incontrò la profuga dodicenne dagli occhi verdi, disarmanti e pieni di umanità, che perforava l’obiettivo fotografico. Quella stessa foto venne pubblicata l’anno seguente, come copertina del numero di giugno della rivista, diventando la copertina tra le più famose mai pubblicate da National Geographic, nonché una delle immagini più riconoscibili al mondo.
Dopo la pubblicazione sulla rivista e l’immediato successo, McCurry venne convocato per un’intervista, dove gli venne chiesto di parlare del suo scatto e, preso dall’entusiasmo, raccontò: «La classe era composta di una quindicina di ragazze. Erano tutte giovanissime e facevano quello che fanno tutti gli scolari del mondo, correvano, facevano chiasso, strillavano e alzavano un sacco di polvere. Ma quando ho cominciato a fotografare Gula, non ho sentito e visto più nient’altro. Mi ha preso completamente […] Suppongo che fosse incuriosita da me quanto io lo ero da lei, poiché non era mai stata fotografata prima e probabilmente non aveva mai visto una macchina fotografica. Dopo qualche minuto si alzò e si allontanò, ma per un istante tutto era stato perfetto, la luce, lo sfondo, l’espressione dei suoi occhi…mi accorsi subito di quella ragazzina […]. Aveva un’espressione intensa, tormentata e uno sguardo incredibilmente penetrante, eppure aveva solo dodici anni. Siccome era molto timida, pensai che se avessi fotografato prima le sue compagne avrebbe acconsentito più facilmente a farsi riprendere, per non sentirsi meno importante delle altre».
L’identità della giovane donna rimase un mistero per ben diciassette anni, a causa all’ostilità del governo afgano verso i media occidentali; soltanto nel gennaio 2002, con la caduta del regime talebano, McCurry insieme al team del National Geographic, riuscirono a rintracciarla in una zona remota dell’Afghanistan, grazie anche al contributo della gente del luogo. Quando il fotografo la rincontrò, non poté evitare di chiederle il permesso per scattarle una foto.

La “ragazza dagli occhi verdi” diventata simbolo della guerra in Afghanistan, al momento del secondo incontro con Steve aveva trent’anni ed era madre di tre figlie, ma la vita non era stata per niente gentile con lei. Non era a conoscenza del clamore che quello scatto di lei da ragazzina aveva suscitato nel mondo, ma ricordava il fotografo e fu lieta di rincontrarlo, diciassette anni più tardi, e grazie al consenso del fratello. Solo in quell’occasione rivelò il suo nome, Sharbat Gula, che nella lingua autoctona significa «ragazza fiore d’acqua dolce». «La sua pelle era segnata, da qualche ruga, ma lei era esattamente così straordinaria come lo era tanti anni fa» disse Steve McCurry subito dopo il suo incontro.
Il 13 ottobre, la casa d’aste Finarte in occasione dell’asta dedicata alla Fotografia d’autore, metterà all’asta proprio quello che è stato definito “lo scatto del secolo”, assieme ad altre fotografie iconiche di alcuni dei massimi esponenti della fotografia internazionale, come Cindy Sherman, Luigi Ghirri, Franco Fontana e molti altri. La sua stima si attesa sui 10.000 euro, ma chissà a quale cifra si arriverà.