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La celebre pala di Raffaello torna a casa dopo 326 anni, nel Duomo di Pescia, luogo di culto che lo accolse per primo per oltre 150 anni

Nel periodo compreso tra il Cinquecento e il Seicento, uno dei più celebri capolavori di Raffaello, la Madonna del Baldacchino, adornava l’atmosferica cattedrale di Pescia. Dopo più di trecento anni, l’opera del maestro urbinate fa finalmente ritorno nella sua antica collocazione, lasciando il suo attuale custode, il Palazzo PittiUn progetto reso possibile grazie all’iniziativa “Uffizi Diffusi”, ideato da Eike Schmidt – attuale direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze,  che mira a diffondere le opere degli Uffizi in vari luoghi della Toscana.

L’opera sarà esposta nella Cappella Turini fino al prossimo 30 luglio e rappresenterà un’occasione unica per contemplare da vicino il capolavoro raffaelliano nel suo antico contesto, storico, geografico e artistico e di ripercorrere un arco di storia dell’arte tra i più suggestivi e fecondi. 

La Madonna del Baldacchino di Raffaello nella cattedrale di Brescia

Realizzata tra il 1506 e il 1508, la Madonna del Baldacchino rappresenta non solo una delle prime importanti commissioni religiose di Raffaello, ma anche l’unico lavoro pubblico conosciuto del periodo fiorentino del pittore rinascimentale. Caratterizzata da un’armoniosa composizione delle figure e da espressioni delicate, questa pala d’altare è una preziosa testimonianza del linguaggio artistico di Raffaello, con richiami a Fra Bartolomeo, Leonardo e Michelangelo.

Il temporaneo “ritorno a casa” di quest’opera rappresenta un’occasione unica per ammirare non solo uno dei dipinti più celebri dell’artista urbinate, riscoprendone il fascino originario. Oltre all’opera originale, all’interno del Duomo di Pescia, potremo ammirare anche una copia seicentesca firmata da Pier Dandini, creata come “alternativa” dopo che la pala raffaellesca fu acquisita da Ferdinando de’ Medici nel 1697.

La Madonna del Baldacchino, commissionata da Raffaello alla famiglia Dei, era destinata originariamente alla chiesa fiorentina di Santo Spirito. Tuttavia, il pittore urbinate fu improvvisamente chiamato a Roma da papa Giulio II, il quale gli affidò la decorazione dei suoi appartamenti in Vaticano, e così l’opera rimase incompiuta. In seguito, l’opera fu acquistata da Baldassarre Turini, grande amico dell’artista, che la collocò nella cappella di famiglia all’interno della Cattedrale di Pescia. Lì rimase fino al 1697, quando venne acquisita dal Gran Principe Ferdinando de’ Medici, prima di trovare la sua dimora definitiva a Palazzo Pitti, dove è stata custodita fino ad oggi.



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