Perché in arte e in natura ci sono delle forme che ci fanno star bene?
In Inghilterra, nei primi anni ‘70, Richard Taylor aveva dieci anni e possedeva per caso un catalogo di dipinti di Jackson Pollock. Ne rimase ipnotizzato, o per meglio dire Pollockizzato.
Già Franz Mesmer, un medico un po’ pazzo del diciottesimo secolo, ipotizzò l’esistenza di un “magnetismo animale” tra gli oggetti animati e quelli inanimati. Anche le astrazioni di Pollock sembrano suscitare un certo magnetismo in chi le osserva. Taylor, che oggi è un fisico dell’Università dell’Oregon, crede di aver capito che cosa c’è di così speciale nei quadri di Pollock, e la risposta ha profonde implicazioni per il benessere umano.
Carpire il segreto dietro alle opere di Pollock non occupa il fisico a tempo pieno. Il lavoro di Taylor è anche quello di trovare i modi più efficienti di trasferire l’elettricità: negli affluenti dei fiumi, ma anche nei bronchi polmonari o nei neuroni presenti nella corteccia cerebrale. Quando la corrente si muove attraverso gli oggetti, come le televisioni, il movimento degli elettroni è ordinato. Ma in dispositivi più recenti e più piccoli, anche solo un centinaio di volte più grandi di un atomo, l’ordine della corrente si interrompe e diventa più simile a un caos ordinato. I modelli della corrente elettrica, come le ramificazioni dei polmoni e dei neuroni, sono dei frattali, il che significa che la loro forma si ripete su scale diverse.
Ultimamente Taylor si sta “bioinspirando” a questi modelli per progettare un pannello solare più efficiente di quelli che conosciamo. Se i “pannelli solari naturali”, come gli alberi e le piante, sono ramificati, perché non produrre i pannelli artificiali nello stesso modo?
Taylor si descrive come un pensatore che passa da una disciplina all’altra per risolvere problemi. Oltre alle sue credenziali come fisico, infatti, è anche pittore e fotografo, con una laurea specialistica in arte. Taylor è conosciuto nel campus universitario per essere uno un po’ eccentrico, spesso fa paddling sul lago Waldo, in Oregon, dove si reca in cerca di idee e i suoi capelli sono così particolari da diventare un’attrazione: lunghi e ricci, quasi come quelli di Isaac Newton. Una volta l’ufficio delle relazioni pubbliche dell’università li eliminò persino con photoshop da una pubblicazione.
Durante la sua tortuosa carriera Taylor non ha mai perso l’interesse – anzi l’ossessione – per Pollock. Alla Manchester School of Art, costruì un pendolo che schizzava vernice a ogni soffio di vento, per vedere se il dipinto “composto dalla natura” sarebbe sembrato un Pollock (e sì, ci somigliava davvero). Poi alcuni anni fa ebbe una folgorazione mentre lavorava su un progetto di nanoelettronica. “Quanto più guardavo frattali, tanto più mi ricordavano dei dipinti di Pollock”, ha raccontato in un saggio. “E quando ho guardato i suoi quadri, ho notato che gli schizzi di vernice sembravano diffondersi sulle sue tele proprio come il flusso di energia elettrica attraverso i nostri dispositivi”.
Utilizzando degli strumenti per la misura della corrente elettrica, Taylor esaminò una serie di Pollock degli anni ‘50 scoprendo che erano davvero frattali. Fu un po’ come scoprire che tua zia parla una lingua segreta e antichissima. “Pollock dipinse dei frattali naturali venticinque anni prima che venissero scoperti!”. Taylor pubblicò la scoperta su Nature nel 1999, e questa fece grande scalpore sia nel mondo della fisica che in quello dell’arte.
Il termine “frattale” venne coniato da Benoit Mandelbrot nel 1975, una volta scoperto che una semplice regola matematica si applica a una serie vastissima di oggetti che a prima vista appaiono complessi e caotici. Come provò Mandelbrot stesso i pattern frattali possono essere osservati in natura sia nelle nuvole che nelle linee costiere, ma anche nelle foglie, nelle onde dell’oceano, nella sorgente e la foce del Nilo e nei raggruppamenti di galassie. Per capire i pattern frattali su diverse scale bisogna immaginare il tronco di un albero e un suo ramo: entrambi potrebbero includere gli stessi motivi, come per esempio lo stesso ramo su scala minore, e ancora quest’ultimo potrebbe contenere a sua volta lo stesso motivo, ancora più piccolo. E così via. Lo stesso accade con gli angoli e le venature delle foglie. I frattali sembrano figure caotiche, ma non lo sono.
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