In occasione dell’asta dedicata alle Opere di eccezionale interesse storico Artistico Pandolfini Casa d’Aste presenterà in maniera inedita uno splendido Mondo Nuovo del XVIII secolo: si tratta di un rarissimo esemplare di camera prospettico-cinetica per la lettura successiva di stampe o disegni attraverso tre oculari con lenti sul fronte e, dunque, uno dei primi esempi di strumento ottico di tal genere. Questa opera è realizzata come una lanterna lignea strutturata in forme architettoniche simulanti un palazzo di tre piani su di una base con doppia scalinata a balaustra e coronato da un “lanternino” con orologio.
La storia del Mondo nuovo costituisce un capitolo della storia della scienza ottica, la quale è costellata di noti avvenimenti e scoperte estremamente affascinanti: dalla camera obscura leonardesca agli esperimenti kepleriani fino ad arrivare all’opera di Daguerre e, nel 1844, alla pubblicazione di The pencil of Nature di Fox Talbot. Un episodio meno conosciuto ma incredibilmente intrigante è però testimoniato a Ca’ Rezzonico a Venezia da un affresco di Giandomenico Tiepolo realizzato nel 1791, in cui viene rappresentato un congegno che potremmo definire pre-cinematografico: il Mondo nuovo o Mondo novo. Prima di questa data era già stata sviluppata una lanterna, detta Lanterna magica, che proiettava immagini su una superficie esterna servendosi di lastre vitree rappresentanti vedute e scene di vita quotidiana.
All’inverso, il Mondo Nuovo era un congegno ottico che permetteva all’osservatore di proiettarsi in mondi all’interno della macchina stessa, attraverso l’uso di lenti concave, di stampe colorate, sistemi di carrucole con spago e luci interne: in tal modo lo spettatore si ritrovava d’un tratto in altri paesi, o all’interno di palazzi, oppure ancora in luoghi immersi nel verde. Divertenti, a questo proposito, le parole di Carlo Goldoni il quale scriveva: «Mio pare, co giera zovene, el me diseva: Vustu véder el Mondo niovo? O vustu, che te daga do soldi? Mi me taccava ai do soldi» (I rusteghi, atto II, scena quinta).
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