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Sono serviti più di 100 anni perché la fotografia fosse accettata come forma d’arte anzi che di mera riproduzione della realtà, l’arte ha attraversato rivoluzioni e avanguardie che hanno prima negato e poi riproposto i diversi mezzi espressivi dell’uomo. Certamente la rivoluzione Pop del secolo scorso è stata una delle più profonde e si è legata ad uno sviluppo massmediale violento sia nella profondità ideologica che nella vastità della fruizione, grazie a questo centrale passaggio probabilmente molti grandi artisti che provenivano dal mondo e dall’iconografia del fumetto sono stati accettati e fagocitati dall’ambiente della critica e del collezionismo dell’arte.

È un cammino verso una “società liquida” come l’ha sapientemente definita il filosofo polacco Zygmut Bauman, descrivendo un’era dove non ci sono certezze, l’incertezza dell’individualismo soppianta il solido collettivo e dove i ruoli si disgregano e mutano con continuità. L’avvento del web 3.0 si inserisce alla perfezione in questo contesto, decretando l’ascesa dell’utente internauta al centro della propria esperienza di navigazione, novità assoluta questa, e una rivoluzione del concetto di proprietà dei dati, dove gli utenti ne sono proprietari e coscienti responsabili. Neanche a dirlo al centro di questa rivoluzione c’è la blockchain che ci fa conoscere i concetti innovativi di contenuti decentralizzati e proprietà digitale.

Uno stravolgimento tecnologico enorme della fruizione della rete che ha al proprio centro gli NFT, elemento cardine per la costruzione di mille diversi tipi di progetti incentrati su community o condivisione e distribuzione di valore. Ma ovviamente gli NFT non sono solo questo e alla democratizzazione della proprietà dei dati uniscono una visione più “liquida” delle forme d’arte, sdoganando linguaggi vecchi e nuovi dell’arte digitale che fino ad ora facevano molta fatica ad essere accettati dal mondo della critica, come l’animazione 3d, le GIF, ecc.

In tal senso si potrebbe dire che Zigor è pienamente un artista del suo tempo, il suo percorso creativo fortemente legato a un’estetica ludica, fatta di piccoli mostri inventati e creature fantastiche pescano da un immaginario fantastico fresco e divertente che in qualche modo ha affiancato la nostra vita prima o dopo.

Continua a leggere l’articolo su La Settimana di Pandolfini.



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