Per il celebre drammaturgo, «un’opera d’arte non insegna soltanto a guardare nella maniera giusta, cioè a fondo, compiutamente e con piacere il particolare oggetto che raffigura ma anche altri oggetti. Insegna in assoluto l’arte di osservare».
Che in sostanza un’opera d’arte debba agire su tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro età, dalla loro condizione sociale, dalla loro educazione, è un’opinione molto antica e assolutamente fondamentale. L’arte, si dice, si rivolge all’uomo, e qualunque uomo, vecchio o giovane, lavoratore del braccio o della mente, istruito oppure ignorante, è pur sempre un uomo. E tutti gli uomini dunque sono in grado di comprendere e gustare un’opera d’arte perché tutti gli uomini hanno in sé un certo senso artistico.
È da tale opinione che trae spesso origine una spiccata avversione per i cosiddetti commenti alle opere d’arte; ci si rivolta contro un’arte che ha bisogno di ogni sorta di spiegazioni e non è in grado di agire “di per se stessa”. “Come – si dice –, l’arte dovrebbe forse cominciare ad agire su di noi solo dopo che i dotti ci hanno tenuto sopra delle belle conferenze? Il Mosè di Michelangelo dovrebbe commuoverci solo dopo che un professore ce l’ha spiegato?”.
È così che si dice, ma nello stesso tempo si sa benissimo che ci sono persone che l’arte sanno utilizzarla meglio e sono in grado di ritrarre dall’arte un godimento maggiore che non altre. Sono quelle che formano la famigerata “piccola cerchia degli intenditori”.
Ci sono molti artisti – e non sono i peggiori – che sono ben decisi a non fare in nessun caso dell’arte solo per questa piccola cerchia di “iniziati” e si propongono di creare per tutto il popolo. Ciò ha un bel suono democratico ma secondo me non è del tutto democratico. Democratico è trasformare la “piccola cerchia degli intenditori” in una grande cerchia di intenditori. L’arte infatti richiede conoscenze.
L’osservazione dell’arte porta infatti a un reale godimento solo nel caso che esista un’arte dell’osservazione. Se è vero che in ogni uomo si nasconde un artista e che l’uomo fra tutti gli animali è quello più dotato di senso artistico, altrettanto certo è anche che tale disposizione può bensì venir sviluppata, ma può anche atrofizzarsi. L’arte si fonda su una capacità, la capacità di lavorare. Chi ammira l’arte ammira un lavoro, un lavoro molto abile e ben riuscito. Ed è necessario sapere qualcosa di questo lavoro per poterlo ammirare e per poter gustare il suo risultato, cioè l’opera d’arte.
Nel caso della scultura tale sapere, che non è poi solo sapere ma anche sensibilità, è particolarmente necessario. Bisogna possedere una certa sensibilità per la pietra o per il legno o per il bronzo, bisogna possedere qualche nozione sull’impiego di questi materiali. Bisogna essere in grado di ripercorrere il cammino del coltello nel ceppo di legno, il processo per cui dalla massa informe viene fuori lentamente una figura, da una sfera una testa, da una superficie convessa un volto.
L’articolo completo su l’Indiscreto, il Blog di Pananti Casa d’Aste.