Internet è molto più di un mezzo di comunicazione: è un sistema che plasma quel che circola al suo interno. E anche l’arte ne è stata investita (e già da tempo ormai)
Oggi tutto ha a che fare con internet, dai trasporti all’educazione, fino alle nostre abitudini sessuali, la finanza e il giornalismo. E l’arte? Come funziona il rapporto internet-arte? I contenuti, anche quelli artistici, prendono spesso la forma dei contenitori. Ma la rete oggi è molto più dell’architettura di un mezzo di comunicazione.
Internet, innanzitutto, è un minestrone. Detto meglio, la caratteristica essenziale di un sistema a rete come internet è il tipo di interconnessione tra i suoi elementi, che hanno la peculiarità di poter venire a contatto tra loro senza dover passare per un centro. Insomma, internet è tutta una grande serie di periferie, con dei centri che possono essere tali solo localmente. Per questo internet è definito un sistema “antigerarchico”, perché è una sorta di mare disomogeneo, che per sua stessa natura favorisce la disomogeneità degli elementi che ci navigano e lo compongono. Una disorganicità così forte che lo stesso meme su 4chan o su 9GAG potrebbe avere un significato del tutto diverso. Per lo stesso motivo internet è stato, sin dai suoi inizi, il luogo delle nicchie, dell’aggregazione per gruppi, un luogo libero da regole assolute che favorisce il contatto tra utenti a seconda dei loro interessi.
Le comunità online, i forum di impallinati di politica francese, Pokemon o chissà quale sottogenere musicale esistono proprio grazie a questa struttura anti-gerarchica. In Tv invece le nicchie non trovano posto perché vige una gerarchia solida, fondata sulla separazione netta tra chi produce e chi consuma contenuti.
Immaginate, prima della diffusione di internet, un ragazzo di provincia appassionato di graffiti, evidentemente aveva solo un modo per accedere a quella nicchia: le riviste cartacee (che comunque non era detto arrivassero all’edicola del suo paesino). Con l’avvento della rete quello stesso ragazzetto può fregarsene di abitare in provincia, e può venire a contatto con le persone che condividono la sua passione a prescindere dalla provenienza geografica degli altri utenti (anche se con dei limiti, come quello linguistico, ma che sono relativamente restrittivi nel caso delle immagini). Una passione come quella per i graffiti è ancora più difficile da coltivare trattandosi di qualcosa di illegale, ma come ogni passione necessita di poter essere condivisa con altri. Non c’è altro modo. E di esempi ce ne sono tanti altri, basta pensare a chi ha dei gusti sessuali meno comuni, persone per cui internet è uno strumento essenziale di libera espressione di sé, prima ancora che di aggregazione.
Questo principio di “connettere le compatibilità” è lo stesso che pone le basi di cose come Tinder, Uber e tutto il resto dei servizi volti a esigenze particolari: ci sono i gruppi Facebook, le app come Fubles per chi cerca qualcuno con cui giocare a calcetto e così via, in un’infinita ramificazione di nicchie.

Insomma, internet, grazie al suo mettere fuori gioco la rilevanza dello spazio geografico in tema di relazioni sociali, ha sconfitto lo spazio e annullato la rilevanza della distanza. In altre parole sono crollati i “muri” fisici, che impedivano la possibilità di incontrare, aiutare e scambiare informazioni con milioni di persone lontane, magari diverse per estrazione e background, ma compatibili almeno per un aspetto della loro vita. E se questo è successo per gli incontri tra possibili partner, tra i giocatori di ruolo, gli impallinati di videogiochi e coloro che cercano o offrono un passaggio è ovvio che sia successo anche nel mondo dell’arte. O meglio: se le compatibilità delle persone si sono finalmente slegate dal fardello geografico dell’appartenenza territoriale, questo non può che aver influenzato anche il gusto estetico.
Ecco che il contenuto ha preso la forma del contenitore: il gusto estetico ha preso la forma della rete. Una tendenza estetica slegata dai territori e appesa tra le due polarità spaziali tipiche del nostro tempo: quella globale e quella glocale. Così le reginette del web, ovvero le immagini, sono state corrotte dalla struttura della rete e assorbite dal vorticoso minestrone internettaro, dando vita alla sua variante estetica. E così si è modificata e adattata ai tempi l’immensa sfera dell’immaginario visivo e artistico, è nata la meme-art, l’ironia post digitale, le nuove ondate vaporwave, le resurrezioni delle fanzine e così via.
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Sterling Ruby’s SOFT WORK (2014) installata all’Art Basel Unlimited, Switzerland (2014). Ph. courtesy Timo Ohler