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In occasione dell’asta Fine Chinese Works of Art di Cambi, scopriamo uno dei top lot che animerà le sale della sede milanese della maison il prossimo 5 aprile: una rara figura di Vajrasattva, la divinità che ci guida sulla via della purificazione del karma.

Dai suoi albori, circa 2.500 anni, il Buddhismo è stato ed è tuttora una delle principali fonti di ispirazione per l’arte e l’architettura orientale, dando vita ad un complesso e molteplice sistema iconografico e simbolico. L’importante produzione di arte buddhista sopravvissuta negli anni ci racconta la meravigliosa e sorprendete storia di una religione e del suo popolo, in rapporto al Buddha, al Dharma (“insegnamento”) e al Buddhismo.

Frutto della continua ricerca estetica e culturale del Dipartimento di Arte Orientale di Cambi Casa d’Aste, il nuovo catalogo dell’asta Fine Chinese Works of Art – l’appuntamento Live dedicato all’arte orientale più prestigioso della maison – racchiude una selezione di oggetti e lotti preziosi, tra cui un’importante e rara figura di Vajrasattva in bronzo (di 17 cm di altezza, rappresentato seduto su doppio fiore di loto e realizzata in Tibet tra il XII e XIII secolo. Un’opera unica in termini di realizzazione, tanto da essere stata esposta in diverse mostre al Ashmolean Museum di Oxford nel 1999, in seguito a Palazzo Bricherasio di Torino nel 2004 e infine al Rubin Museum of Art di New York dal 2005 al 2017.

Nelle tradizioni buddiste, Vajrasattva è un bodhisattva, una persona che si trova sul sentiero verso la bodhi (“risveglio”) o la Buddità ed è associato al sambhogakāya (corpo sottile dalla forma illimitata) e alla pratica di purificazione. Il nome Vajrasattva si traduce infatti in “Essere Diamante” o “Essere Folgore”. Secondo alcuni lignaggi esoterici, Nagarjuna, uno dei più importanti filosofi buddisti indiani esistiti, avrebbe incontrato Vajrasattva in una torre di ferro nell’India meridionale e gli avrebbe insegnato il tantra, una tradizione yogica esoterica, trasmettendo così gli insegnamenti ad altre figure storiche.

Le pratiche Vajrasattva sono comuni a tutte e quattro le scuole del Buddhismo tibetano e sono utilizzate sia per purificare le oscurazioni in modo che lo studente Vajrayana possa progredire, oltre le pratiche Ngondro (pratiche fondamentali preliminari) alle varie pratiche yoga del tantra, sia per purificare eventuali voti samaya (“impegno”) infranti dopo l’iniziazione. La pratica Vajrasattva è quindi un elemento essenziale della pratica buddista tibetana. Oltre alla pratica personale, si ritiene che il mantra Vajrasattva abbia la capacità di purificare il karma, portare la pace e provocare l’attività illuminata in generale.

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