Nella località senese di San Casciano dei Bagni, durante gli scavi nelle vasche di un antico santuario, sono state rinvenute 24 statue di epoca etrusca e romana, risalenti al periodo tra il II secolo a.C. e il I d.C. Insieme a queste sono state ritrovate anche migliaia di monete, ex voto e un’enorme quantità di iscrizioni in etrusco e in latino.

A poco più di cinquant’anni dalla scoperta dei Bronzi di Riace, in territorio toscano appaiono 24 statue romane antiche, già definite i Bronzi di San Casciano. Si tratta delle figure di Efebo, ritratto giovanissimo, Igea, dea della salute, che fu figlia o moglie di Ascelpio, Apollo e molte altre divinità, fanciulli, matrone e imperatori. La maggior parte delle opere sono state ritrovate adagiate sui rami di un grande tronco d’albero, fissato nel fondale della vasca del sito. Sono così apparse in un ottimo stato di conservazione, protette per 2300 anni dal fango e dall’acqua bollente. Fattore che ha permesso inoltre di preservare le splendide iscrizioni in etrusco e latino, incise prima della loro realizzazione.
I resti, in molti casi, appartenevano alle grandi famiglie del territorio e non solo, esponenti delle èlites del mondo etrusco e romano, proprietari terrieri, signori locali, alta borghesia e anche imperatori di Roma.
L’intero santuario esisteva almeno dal III secolo a.C. ed era costituito da piscine d’acqua termale, terrazze digradanti, fontane e altari. Probabilmente rimase attivo fino al V d.C., quando venne chiuso definitivamente in epoca cristiana. Le cavità vennero sigillate con pesanti colonne di pietra, affidando le divinità in bronzo alla protezione delle acque sorgive.
Rimossa la millenaria copertura, gli archeologi si sono trovati di fronte a un tesoro ancora intatto, affermando di avere a che fare con “il più grande deposito di statue dell’Italia antica e comunque l’unico di cui si ha la possibilità di ricostruire interamente il contesto”.

La scoperta ha richiamato subito l’attenzione di molti specialisti: storici, architetti, archeologi, archeobotanici, esperti di epigrafia e numismatica. La collaborazione tra le vari parti ha messo in opera un’importante progetto di scavo che ha permesso di agire in totale sicurezza del sito. Il cantiere, in chiusura, riaprirà in primavera. L’inverno sarà il momento giusto per restaurare, studiare e ridare vita ai preziosi ritrovamenti. “Sarà un lavoro di squadra, com’è stato sempre finora”, commenta con orgoglio Jacopo Tabolli, docente dell’Università per Stranieri di Siena, che dal 2019 guida orgogliosamente il progetto. Lo studio e la valorizzazione di questo tesoro, come afferma il nostro Ministero, sarà un’ulteriore “occasione per la crescita spirituale della nostra cultura e per il rilancio di territori meno noti al turismo internazionale, ma anche come volano per l’industria culturale della nazione”.